Sul sito del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del mare, il ministro Gian Luca Galletti pone in evidenza nella home-page il seguente comunicato.
“Il risanamento ambientale non è una parte del problema produttivo-finanziario del polo siderurgico tarantino: è la soluzione”.
“Nell’importante dibattito in corso sul futuro dell’Ilva – sottolinea il ministro – non si deve perdere di vista questo dato: l’applicazione puntuale delle prescrizioni ambientali dell’AIA è il presupposto della prosecuzione dell’attività dell’Ilva e l’unica garanzia per il mantenimento dei posti di lavoro e per il ripristino di un rapporto corretto fra fabbrica e città”.
“Quel sito industriale avrà un futuro – rileva ancora Galletti – se saprà rinascere come esperienza pilota di una acciaieria tecnologicamente avanzatissima e che adotta i più moderni standard e le migliori soluzioni di tutela ambientale. Su questo punto non sono possibili mediazioni né sconti. Sono certo che il neo-commissario Gnudi è consapevole di questo elemento fondamentale, che rappresenta il nocciolo duro e insostituibile del progetto di rilancio della siderurgia italiana”.
“Non è ipotizzabile nessuna disgiunzione tra investimenti per futuro produttivo e per risanamento ambientale dell’Ilva: simiul stabunt, simul cadent. Su questo c’è accordo anche con il presidente della Commissione Attività Produttive Epifani. E questo è il senso delle misure finora approvate in Parlamento. Le ingenti risorse necessarie per il risanamento ambientale dell’Ilva, come previsto dal decreto 136 sulle emergenze industriali e ambientali, devono inoltre essere interamente a carico degli azionisti e quindi innanzitutto della famiglia Riva”, ha inoltre dichiarato il ministro il 10 giugno alla camera.
Speriamo che il ministro Galletti sia veramente inflessibile nelle sue scelte politiche, scelte che devono avvenire nell’ottica dell’applicazione delle norme sia italiane che europee. Ci auguriamo che il risanamento del territorio tarantino sia fatto veramente a carico dell’Ilva come sostiene la norma europea “chi inquina paga”, anche perché i cittadini di Taranto hanno già pagato un pesante tributo in malattia e morte, e i cittadini italiani hanno versato anche un contributo monetario. Infatti, i finanziamenti che in passato sono stati concessi a imprese come l’Ilva altro non sono che soldi dei contribuenti.
Inoltre ciò che vale per Ilva deve valere anche per tutte le altre acciaierie.