Cremona: colpo di scena su Cappella Cantone

Riformulazione in un capo di imputazione della descrizione dei fatti contestati a Roberto Formigoni. Questo quanto richiesto e ordinato dal giudice per l’udienza preliminare Vincenzo Tutinelli ai pubblici ministeri Antonio D’Alessio e Paolo Filippini nell’ambito del processo riguardante le presunte tangenti versate dall’imprenditore bergamasco Pierluca Locatelli per ottenere il via libera alla realizzazione della discarica d’amianto a Cappella Cantone. Una richiesta che ha quindi determinato il rinvio dell’udienza preliminare al prossimo 24 settembre, rispetto ad un procedimento che ha coinvolto oltre all’ex presidente di Regione Lombardia e ora senatore del Nuovo Centro Destra altre 12 persone e 5 società, fra cui imputati l’ex vicepresidente del consiglio regionale Franco Nicoli Cristiani, Marcello Raimondi (ex assessore all’Ambiente) e altre persone come Rossano Breno e Luigi Brambilla, allora alla guida della Compagnia delle Opere di Bergamo.Secondo il Gup il capo d’imputazione ascritto al celeste “è strutturalmente diverso da come emerge” dalla valutazione delle carte processuali. Per il giudice, inoltre, “non emergono gli atti contrari ai doveri d’ufficio”.

Una situazione che andrebbe ad alleggerire, e non di poco, la posizione del quattro volte numero uno del Pirellone, che ha commentato la notizia con comprensibile soddisfazione personale: “Sono ovviamente soddisfatto perché comincia a emergere la verità – le sue parole -. Il giudice riconosce che non ho commesso atti contrari ai miei doveri d’ufficio. Dunque l’accusa si sgretola e il prossimo passaggio riconoscerà la mia estraneità ai fatti che mi vengono addebitati e la totale correttezza dei miei atti. La mia giunta ha assunto, anche in questo caso, un atto a tutela dell’interesse della popolazione. Eravamo in presenza di un’emergenza amianto e la Regione individuò una discarica adatta allo scopo. L’unica adatta in tutto il territorio regionale. Come già il Tar ha sentenziato, il procedimento fu perfettamente corretto. E oggi il gup conferma questa verità”. Per Formigoni, insomma, potrebbe cadere il castello d’accuse formulato nei suoi confronti. Diversa invece la posizione degli inquirenti, secondo i quali oltre un milione di euro sarebbero stati versati dall’imprenditore Pierluca Locatelli – interessato alla realizzazione della discarica e quindi alle delibere di giunta per avere il via libera – ai vertici bergamaschi della Compagnia delle Opere di Bergamo, proprio su indicazione dello stesso Formigoni. Locatelli avrebbe anche pagato una presunta tangente da 100mila euro a Franco Nicoli Cristiani, ai tempi presidente del Consiglio regionale Lombardo, per “ottenere l’autorizzazione integrata ambientale, necessaria” all’ok alla discarica. Per i pm, come si legge negli atti, il denaro sarebbe stato versato dall’imprenditore “con il consenso e la consapevolezza” dei vertici della Compagnia delle Opere di Bergamo, che avrebbero agito “in nome e per conto” di Formigoni e Raimondi. Per la vicenda l’ex vicepresidente della Regione e Giuseppe Rotondaro, ex dirigente dell’Arpa, hanno chiesto di patteggiare e altri otto imputati, tra cui Locatelli, di essere processati con rito abbreviato condizionato all’eccezione di competenza territoriale in favore di Bergamo sollevata dalle difese e su cui il gup si dovrà esprimere. Il Gup non ha comunque ancora escluso Formigoni dalla lista degli imputati, chiedendo una riformulazione delle accuse nei suoi confronti e non certo un suo proscioglimento.