Cremona. Dalla provincia di Mantova a quella di Cremona si notano a volte comportamenti contraddittori. Se il Parco del Mincio si oppone alla costruzione di una centrale idroelettrica sul proprio territorio, al contrario il Parco del Serio vuole assolutamente realizzarne una in una sua riserva naturale, la Palata del Menasciutto, in difesa della quale si è schierato anche il deputato Franco Bordo. Caso forse unico in tutte le province lombarde: una riserva naturale viene messa a rischio dall’ente che dovrebbe conservarla. In una lettera a tutti i soggetti interessati, dall’assessore regionale all’ambiente Terzi al difensore civico regionale e a quello provinciale, oltre che allo stesso Parco del Serio e altri enti e istituzioni, il parlamentare di Sel fa notare il clamoroso contrasto fra la delibera del Parco cremasco che ha istituito la riserva naturale, vietando ogni costruzione, e l’iter autorizzativo della centrale, che sta procedendo senza difficoltà malgrado le obiezioni del comitato di Pianengo e Ricengo. L’amministrazione provinciale giustifica il progetto di centrale, non ancora esecutivo, accogliendo un parere sorprendente. Ovvero l’impianto si può fare perché quando la riserva naturale è stata istituita, nel 1998, ancora non esisteva la possibilità di inserire per legge centrali di produzione di energie rinnovabili. I divieti vengono considerati opportunità per spremere incentivi dallo Stato. Inoltre la Regione concilia le politiche di tutela dell’ambiente con quelle di sviluppo delle energie pulite. Quindi la Palata del Menasciutto potrà essere completamente trasformata. Da riserva amata dai cittadini, dai pescatori e dai fotografi, studiata dai biologi che nella riserva cremasca trovano esemplari rari di una specie in estinzione, la rana di Lataste, il Menasciutto diverrà un cantiere. I pesci potranno essere tritati dalle turbine, la cascata forse non ci sarà più e saranno abbattuti alberi e cespugli, tutto perché la società Iniziative Bresciane possa percepire sostanziali incentivi pubblici, avvalendosi della consulenza privata di un ex leader del Pd di Crema, Bruno Garatti. La riserva naturale è descritta nei documenti con il linguaggio della fisica e della matematica, ridotta a oggetto di sfruttamento economico aziendale. Ma il comitato locale non si ferma: raccoglie firme, sollecita interventi e si batte per capovolgere un’autorizzazione che stravolgerebbe un piccolo angolo di campagna intatta, così com’era un tempo.