Bocciata l’azienda sociale del Cremonese

CREMONA Bocciato, contestato, respinto, non per errori tecnici bensì per carenza di strategia politica. Il bilancio dell’azienda sociale del Cremonese crolla a Vescovato, uno dei 47 Comuni del distretto cremonese e parte del consiglio amministrazione scaduto e non rinnovato. Il sindaco Maria Grazia Bonfante, sostenuta dalla sua maggioranza, sostiene inoltre che i componenti del cda, a loro volta sindaci o assessori, si trovano in palese conflitto d’interessi, come accade nell’azienda da sempre. Ma le critiche non finiscono qui: sono le scelte politiche che non reggono per il sindaco di Vescovato, che intende dare una scossa agli altri Comuni a partire dal Comune di Cremona, che dovrebbe svolgere il ruolo di capofila e invece nulla ha ancora detto, nemmeno nel programma elettorale di Galimberti. Un primo contatto fra l’assessore Platé e Maria Grazia Bonfante è previsto nei prossimi giorni. Bonfante nota il contrasto fra l’interesse delle cooperative, che tendono a massimizzare il profitto, e i servizi sociali, che devono coprire un bisogno di aiuto assai forte in questi anni. Manca dunque la strategia giusta, anzi si applica quella più dannosa. Vescovato rivendica la propria scelta: il lavoro affidato ai dipendenti non ai privati. Il municipio risparmia e ottimizza le risorse: scelta rivelatasi degna di una spending review come si deve, chiunque la compia. Di fatto negli ultimi anni i servizi pubblici sono diventati privati, mettendo i bilanci pubblici a rischio. Severo attacco al Comune di Cremona che ha svolto il ruolo del leone nell’azienda, con il presidente uscente Luigi Amore, penalizzando i piccoli Comuni. In ambito sociale, per di più, non si è puntato sulla prevenzione. L’azienda del Cremonese è stata dunque al servizio soprattutto di Cremona e ha favorito più i soggetti privati che i cittadini, a spese del Comune. Critiche severe: quello dei servizi sociali è comunque il settore più contestato. I Comuni non hanno affrontato efficacemente i propri problemi, delegando al privato, con risultati anche discutibili. Di qui la necessità di una virata. La crisi economica e occupazionale avanza senza tregua e i Comuni non devono forse dare il meglio di sè come richiedono i cittadini? Non è il momento dell’impegno, anziché adagiarsi su vecchi errori strategici, ripetendoli fino alla nausea? La battaglia politica per rilanciare l’azienda è appena iniziata e si preannuncia molto aspra. Vescovato vuole che i progetti siano verificati, non sono approvati e vuole vedere i risultati, senza accontentarsi di annunci e promesse. Cremona città saprà rispondere alle necessità dei piccoli Comuni del circondario? O i guai vengono regolarmente pagati chi ha forze minori e minor peso politico?