Sergnano (CR) – Neanche l’esercito di Giulio Cesare schierato al massimo della propria potenza sarebbe riuscito a fermare il metanodotto della Snam Cervignano-Zimella, figuriamoci se un sito archeologico di pur grandi dimensioni, circa 30mila metri quadrati, viene preso in considerazione. No, non emergerà mai la villa antica romana, eventuali resti, strade, statue, arredi, anfore, e quel che non vedremo mai. Tutto è rimasto nel sottosuolo e lì rimarrà. La Snam collocando il metanodotto fra Cremona e Sergnano ha scoperto ben 70 siti archeologici: nessuno ha fiatato, tranne il consigliere comunale Enrico Duranti e il movimento No Gasaran che lo sostiene. Tubo dev’essere e tubo sia, per quanto enorme e di possente impatto nel sottosuolo. Il sindaco di Sergnano Gianluigi Bernardi si schiera con il potere del gas, che sibilerà dall’Italia all’estero, dalla Siberia alla Padania agli Stati confinanti, senza che gli antichi romani possano difendere la loro straordinaria eredità dall’irruenza del rublo. Lo stoccaggio di gas di Sergnano funziona da anni, recentemente è stato approvato l’aumento di pressione del metano e vengono inoltre collocati quest’anno i tubi del metanodotto: l’Eni si avvale di un potere immenso, ottiene autorizzazioni che vengono contestate duramente, addirittura le sue società controllate, come la Stogit, sono autorizzate dal ministero a causare sismi fino al terzo grado della scala Richter, anche a Sergnano. Eppure Enrico Duranti è rimasto solo. Nemmeno l’altra opposizione, quella del Pd, si è accordata con lui se non per approvare le prime tre righe della sua mozione, cioè l’introduzione che genericamente chiede di valorizzare il sito archeologico. Il destino vuole che i romani costruirono una villa proprio dove la Snam prevede un interscambio di metanodotti. I Romani sono arrivati prima, ma l’Eni li tiene sotto terra. Il ministero non ha nemmeno voluto rallentare i lavori per vedere che cosa ci fosse nel sottosuolo arcaico, che Duranti voleva mettere a disposizione dell’attività didattica. E invece niente da fare, anche se si dice che la cultura è il vero petrolio italiano. Nel Cremasco si è proceduto di corsa infilando un tubo dopo l’altro, e anche se la Soprintendenza di Milano ha ceduto al potere della compravendita di metano fra Eni ed altre società estere. I Romani non riemergeranno mai a Sergnano: resteranno nel sottosuolo con i loro segreti, per qualche rublo in più.