Come si fa a progettare di tagliare il meandro di un fiume? Eppure oggi si può, anzi Edison ha già pronto un progetto che intende attuare a Bertonico in provincia di Lodi, alzando una diga per sbarrare nientemeno che un fiume carico di storia e di bellezza come l’Adda e riducendolo a un fiume morto. Le acque, una volta catturate, verrebbero rilasciate in un canale di presa che le rilascerebbe a valle dell’ansa fluviale, ad una quota inferiore di circa tre metri. Lo scopo è costruire una centrale idroelettrica che grazie alla nuova diga, se il progetto sarà approvato contro la volontà degli enti locali, ridurrebbe del 70% il flusso d’acqua nei quattro chilometri e mezzo compresi nel meandro che ha la forma di un anello che non si chiude. L’Adda compie infatti quasi un giro unico nel suo percorso, non rientrando in se stesso solo per poche centinaia di metri, e quindi prosegue.
Una nota dell’organizzazione nazionale Salviamo il Paesaggio boccia completamente un’iniziativa simile, che ridurrebbe il maestoso Adda a nulla più che una roggia in cui scorrerebbero circa 30 metri al secondo. Non si potrebbe più parlare di navigazione, mentre oggi il Consorzio navigare l’Adda utilizza attracchi di paese in paese per creare un collegamento ecologico: si può fare la spesa a Pizzighettone, ad esempio, e tornare a Gombito durante una gita sul fiume. Azzerato o quasi il fiume, nel tratto prosciugato dalla diga l’inquinamento aumenterebbe di molto, dato che gli scarichi non saranno certo ridotti. Che fine faranno i pesci inutile dirlo: e addio alle ore di pace e serenità che il fiume ha sempre offerto in località come la Vinzasca di Gombito come in altri tratti.
I Comuni di Bertonico, Ripalta Arpina e Montodine, oltre a Gombito, hanno osservato che l’approvazione del progetto creerebbe un invaso davvero pericoloso in caso di piena, tanto più dopo le esondazioni del passato.
Edison ha esercitato pressione sul ministero, ma non ha avuto successo sinora. Il progetto di Castelnuovo Bocca D’Adda, in provincia di Lodi e ancora vicino alle sponde cremonesi, come quelle di Crotta, è invee affondato. In quel caso uno sbarramento, secondo il progetto, avrebbe alzato il flusso di circa due metri, danneggiando però la falda, con il rischio di piene ed esondazioni e danni all’agricoltura lodigiana e cremonese. Il progetto prevede che lo sbarramento possa essere tenuto sotto controllo mediante telecomandi. Un’idea che non fa sentire sicuri gli enti locali e le associazioni ambientaliste, ma neppure gli agricoltori.
Paolo Zignani