CREMONA. L’uomo nel mirino è ancora lui: Renzi. E sempre per colpa del suo decreto sblocca Italia che pare capovolgere le aspettative migliori – o peggiori, a seconda del punto di vista – dell’arcipelago delle associazioni che si richiamano al concetto dei beni comuni, ad esempio il Comitato acqua pubblica della provincia di Cremona. Giampiero Carotti in particolare, portavoce ormai storico del gruppo cremonese a partire dai referendum della primavera 2011, ha partecipato in questi giorni alla riunione di Genova del forum dei comitati per la tutela del diritto all’acqua. Quattro i punti d’incontro in Italia, per i componenti del Forum nazionale, in allerta dopo la lettura dell’articolo 7 del capo Terzo del decreto da poco pubblicato sulla Gazzetta ufficiale e non ancora convertito in legge.
Con un linguaggio suadente, nel linguaggio astuto di chi parla di dissesto idrogeologico per introdurre la privatizzazione della gestione dell’acqua, il temuto decreto minaccia anni di battaglie civili vinte anche in provincia, dove Padania Acque è l’unico gestore ed è totalmente controllato dai Comuni. Da una parte il decreto Sblocca Italia intende consentire la realizzazione del piano dei lavori del settore idrico – che comprende ad esempio i depuratori ancora non costruiti – dall’altro lato l’avanzata delle riforme preme verso la fusione e l’accorpamento delle società partecipate dai Comuni, comprese le società di gestione dell’acqua. L’imperativo del governo è sfrondare il marasma delle ottomila partecipate italiane, riducendole a mille e spingendole a scelte che permetteranno loro di ottenere il pareggio di bilancio, anche grazie alla quotazione in Borsa. In breve, il rischio di una società provinciale è di essere risucchiata assieme ad altre da una società molto più grande, anche straniera, con maggiore disponibilità di capitali finanziari e di credito bancario per aprire nuovi cantieri, per realizzare depuratori, potabilizzatori, fognature e altri interventi. Il risultato sarà certo la riduzione dei deficit delle società, l’incremento dei cantieri ma anche delle bollette. Tutto potrà avvenire in nome dell’urgenza dei lavori, per evitare sanzioni europee. Ci sono Comuni senza depurazione? Allora il decreto governativo apre la strada all’intervento di un socio privato, che col pretesto dell’emergenza paghi il piano delle opere. Saranno gli utenti, come già avviene in Toscana, ad esempio, a pagare bollette molto più alte nel corso degli anni: prospettiva per niente gradevole mentre impèra la recessione.
Dai rubinetti scenderà oro blu, un fiume di affari per gli investitori e bollette con la voce “Conto da pagare” pronte a sommergere le cassette della posta. Per restare in Europa il contribuente onesto avrà quindi un preciso dovere civico: pagare i grandi affaristi malgrado stipendi che, se ci saranno, potrebbero restare fra i più bassi del vecchio continente.