Cremona, Terre Nostre: mais contaminato

Il sessanta per cento del mais prodotto nel 2012 in Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna è stato contaminato dalle aflatossine, sostanze altamente tossiche, tra le più cancerogene che ci siano. In tutto si tratta di quattro milioni e 640mila tonnellate, di cui due milioni e 700mila tonnellate provocano un rischio per la salute. Il dato è stato rilevato dall’Istat ed è negativo anche a causa delle condizioni climatiche dell’estate di due anni fa, ed è sottoposto però anche alle conseguenze causate dalla diffusione degli impianti di biogas, di cui la provincia di Cremona detiene il primato nazionale. Biogas che, nelle condizioni definite come anomale da Terre Nostre Lombardia, genera una sovraproduzione di energia, che mette l’agricoltore in condizione di vendere l’eccedenza al gestore nazionale a un prezzo particolarmente vantaggioso. Così l’imprenditore agricolo è tentato di coltivare energia, con i rischi che Michele Corti, esperto di bioenergie, segnala da tempo, come anche Mariagrazia Bonfante in provincia, con il sostegno dell’avvocato Cristina Mandelli. Terre Nostre Lombardia ha presentato per questo 26 esposti in altrettante Procure del Nord Italia, compresa quella di Cremona. L’accusa è rivolta ai circa cento firmatari dell’intesa sottoscritta dalle regioni Lombardia, Emilia Romagna e Veneto nel marzo 2013: un accordo mediante il quale veniva favorito lo scambio di mais contaminato tra produttori che lo stoccano e proprietari gestori di impianti a biogas, non necessariamente situati nei territori regionali. Questa intesa fra Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna non corrisponde, sostiene sempre l’organizzazione Terre Nostre, agli interventi per la tutela della salute emessi dal ministero dell’ambiente per evitare la diffusione e commercializzazione di mais contaminato. Se il ministero del 2012 ha tenuto conto delle direttive europee a tutela della salute, le tre Regioni hanno fatto il contrario. E dire che il regolamento europeo 852 del 2004 ha introdotto il protocollo HACCP in agricoltura, per garantire la sicurezza degli alimenti in tutta la catena alimentare, a partire dalla produzione primaria. Nelle leggi si trova anche stavolta una finezza in più. Nell’intesa del marzo 2013 gli agricoltori sono definiti “circuito di biodigestori”, che producono biogas, mentre il biogas è considerato dalla legge e dall’agenzia delle entrate come “attività connessa all’attività agricola”. Dunque anche se vendi energia tratta da biogas puoi essere registrato alla camera di commercio come agricoltore e commerciare mais, un alimento, come stabilito dalla Cassazione. Che garanzie hanno allora i consumatori? Di qui il bisogno di un esposto, e l’attesa di un intervento chiarificatore della magistratura cremonese.

Paolo Zignani