Domenica di festa e di colori a Casalmaggiore, in provincia di Cremona, dove, presso il parco cittadino un grande raduno europeo di indaiani sikh ha voluto celebrare uno dei fondamentali precetti della religione, simbolo, per i fedeli, dell’identità sikh e del legame con Dio. Il turbante; imprescindibile copricapo che i non dovrebbero mai togliere, come – ci tengono a ricordare – non venne tolto neppure dagli indiani che combatterono nella seconda guerra mondiale a fianco degli italiani. Oggi questa comunità, ben inserita nel nostro territorio, che vive e lavora per lo più nelle campagne, rinnova l’invito di incontro tra religioni e culture diverse. Presente il sindaco Filippo Bongiovanni che con il taglio del nastro ha dato il via ufficiale alla manifestazione, portando un segnale di vicinanza alla comunità sikh. Durante la festa momenti di preghiera, una mostra itinerante sui sikh, la storia e loro presenza in Italia, e una dimostrazione dell’arte marziale imposta ai fedeli dal decimo guru, guru Grand Saib, l’ultimo dei guru che fondarono la religione, che è poi un libro sacro. Si tratta della gatka, che viene praticata per rendere i sikh in grado di difendersi e proteggere i più deboli. Le cinque K che non possono mancare ad un vero sikh comprendono il turbante ma anche capelli da non tagliare, un pettinino, un braccialetto d’argento, un indumento intimo e un pugnale curvo alla cintura. Ed è proprio quest’ultimo a creare i maggiori problemi, isieme al turbante, davanti alla legge italiana.
Susanna Grillo