CREMONA – Notte difficile a Cavatigozzi, famiglie sveglie anche fino alle tre del mattino, in una zona della frazione di Cremona più esposta ai rumori dell’acciaieria Arvedi. Di nuovo boati e soprattutto un continuo rumore di fondo che ha indotto di nuovo alcuni residenti a segnalare all’Arpa il disagio. L’azienda siderurgica ha provveduto a presentare al settore Ambiente dell’amministrazione provinciale un piano di risanamento acustico: proprio quel documento consente ora di presentarne un altro d’importanza tutt’altro che trascurabile. L’acciaieria infatti ha richiesto per la seconda volta l’aggiornamento dei dati di produzione, senza bisogno di costruire impianti nuovi, bensì utilizzando nel modo più proficuo i mezzi già a disposizione. Attualmente per la Regione e la Provincia Arvedi a Cremona è autorizzato a produrre due milioni e 407mila tonnellate di acciaio: la sua richiesta è di aggiornare il dato a ben tre milioni e 142mila 590 tonnellate. Un incremento reso possibile soprattutto dal nuovo forno fusorio, entrato in azione grazie al raddoppio dell’industria e all’organizzazione del lavoro e delle apparecchiature tecnologiche che tagliano molti tempi morti. L’attività è più rapida, intensa ed efficiente, e anche più rumorosa. L’amministrazione provinciale nel dicembre 2013 aveva respinto questa proposta di aumentare i dati della produzione, appunto perché mancava il piano di risanamento acustico, approvato a giugno e ancora sottoposto a una fase di verifica e monitoraggio.
L’azienda siderurgica ammette l’esistenza di alcuni problemi. Il progetto preliminare, redatto da Alessandra Barocci, riconosce la vulnerabilità medio-alta della prima falda, che si trova circa sei metri sotto il piano campagna. Gli scarichi dell’impianto siderurgico sono ancora destinati alla roggia Malazzina, tombinata sotto l’acciaieria. E infatti, come riconosce il progetto, l’aspetto più critico riguarda a presenza di molti corsi d’acqua: in poche centinaia di metri coesistono la rete fluviale del Po e del Morbasco, oltre a canali, artificiali o no, a scopo irriguo e di trasporto. Altro aspetto critico è il fatto che Cremona e Spinadesco risultano ancora inserite dalla Regione in zona di risanamento A1 per l’inquinamento dell’atmosfera. Inoltre aumenterà il consumo idrico ed energetico. La vicinanza degli Spiaggioni, sito di interesse europeo, non è un problema né per la Regione Emilia né per la Provincia di Cremona. Nemmeno preoccupa il fatto che l’impianto sorga tra due rami del parco di interesse sovracomunale del Po e del Morbasco. Una prova di notevole importanza spetta quindi all’Arpa e all’amministrazione provinciale, oltre che ai Comuni di Cremona, Spinadesco e Sesto ed Uniti, anch’esso interessato dai rumori.