L’orso marsicano trovato morto venerdi’ scorso a Pettorano sul Gizio (L’Aquila) è stato ucciso da una fucilata. Sono, infatti, cinque i pallettoni trovati dentro il corpo del plantigrado al termine della necroscopia. Dei cinque pallini da caccia uno solo avrebbe perforato l’intestino provocando una peritonite acuta e la morte dell’animale. I pallettoni sono entrati dalla parte posteriore sinistra dell’animale, si presume quindi che l’orso stesse di spalle rispetto alla persona che ha sparato. Cade così l’ipotesi che ad uccidere l’orso sia stato un avvelenamento. E’ così partita la caccia allo sparatore. Il Corpo forestale dello Stato sta cencardo di rintracciare i colpevoli dell’uccisione del plantigrado, e sta cercando di ricostruire gli spostamenti dell’orso nelle ore antecedenti il decesso.
Le associazioni animaliste chiedono lo stop alla caccia.
Le associazioni animaliste contro i ripetuti attacchi alla fauna selvatica, anche in vista dell’apertura della caccia di domenica. Ritirare il tesserino venatorio a tutti i cacciatori che operano negli Ambiti territoriali di caccia (Atc) confinanti con il Parco nazionale d’Abruzzo ed avviare in tutto il Paese un piano straordinario per la tutela degli orsi che preveda un rafforzamento di tutti i presidi del Corpo forestale dello Stato, “perché questa è una guerra non solo contro la natura, ma contro lo Stato italiano, di cui la fauna selvatica è patrimonio indisponibile (art. 1 legge 157/92)”. A chiederlo è l’Enpa dopo i risultati della necroscopia dai quali risulta che l’orso trovato morto nell’aquilano sarebbe stato ucciso da una fucilata. In particolare, la Protezione animali chiede con forza che il ministro dell’Ambiente svolga un ruolo più attivo e concreto nell’adempimento dei propri compiti istituzionali. “Prima il Trentino, ora l’Abruzzo. E’ ormai a tutti chiaro che stiamo vivendo una vera e propria emergenza – dichiara l’Enpa -. Un’emergenza che riguarda non solo gli orsi ma, più in generale, tutta la fauna selvatica, vittima di una campagna d’odio senza precedenti”. Sotto questo profilo, l’associazione animalista chiede come sia possibile che, dopo lo strazio di 13 orsi in pochissimi anni in Abruzzo, non si trovino i colpevoli di questi “animalicidi”. “La responsabilità di queste morti – osserva l’Enpa – cade non soltanto su chi materialmente pone fine alla vita di un altro essere senziente ma, anche e soprattutto, su quelle associazioni di categoria e su quei rappresentanti istituzionali che, in aperta violazione della normativa italiana ed europea, alimentano l’allarme nei cittadini istigandoli in vario modo a violare la legge con l’illusione che cio’ sia necessario a proteggere le propria sicurezza. Da un nemico che in realtà non esiste: è l’uomo a minacciare le altre specie, non il contrario”. “Ora più che mai – prosegue la Protezione animali – tutti coloro i quali svolgono un ruolo pubblico devono mostrare senso di responsabilita’ senza cedere alla tentazione di lanciare allarmi falsi e demagogici solo per conquistare le prime pagine dei giornali. Chi fosse invece intenzionato a fomentare l’odio contro gli animali e contro la fauna selvatica, si ricordi che il nostro codice penale prevede il reato di istigazione a delinquere e che non mancheremo di agire in tal senso”.
Pronta anche la reazione della Lav. “E’ un’emergenza, e va fermata l’escalation di violenza in atto, di reati che non sono solo contro gli animali ma contro tutti, contro lo Stato. Vittime, peraltro, specie particolarmente protette poiché a rischio di estinzione, per non parlare degli altri animali”. Per questo la Lav chiede al ministro dell’Interno, Angelino Alfano, di disporre per domenica prossima, “come misura di sicurezza pubblica”, il blocco dell’apertura della stagione di caccia. “Un’attività – sostiene la Lega anti vivisezione – che somma, per di più, decine e decine di morti e feriti umani ogni anno, anche laddove esercitata legalmente. L’orso marsicano ucciso venerdì scorso in Abruzzo è una vittima che va sommata a quelle registrate in Toscana, più di dieci lupi e canidi uccisi in pochi mesi”. “I risultati dell’indagine necroscopica sull’orso abruzzese non hanno lasciato dubbi – sottolinea la Lav nella nota – grazie alla loro esecuzione da parte dell’Unita’ Forense Veterinaria del Ministero della Salute presso l’Istituto Zooprofilattico di Grosseto, lo stesso che finalmente, ieri, e’ stato incaricato delle analisi sulla morte dell’orsa Daniza in Trentino”.