CREMONA – Articoli di stampa, newsletter del servizio ecologia, dati sulle emissioni di polveri sottili Pm 10 e altre sostanze dannose per la salute sul sito del Comune, attivazione di Infosmog, che è la linea diretta con i cittadini, maggiori controlli sugli autoveicoli e gli impianti alimentati a biomassa. Così il Comune intensifica il piano Antismog della Regione, che però quando si riferisce alle biomasse intende le stufe a legna, anche quelle a pellet, non certo la centrale a biomasse, situata nell’area di rispetto dell’inceneritore di Cremona, a soli 150 metri, come notato dall’ingegner Massimo Cerani in un incontro pubblico del 2012. La centrale produce un megawatt ed è di proprietà di Linea energia, società di Rovato che fa parte del gruppo LGH.
L’ingegnere bresciano ha segnalaato che la centrale non era realizzabile in un’area critica per l’inquinamento come Cremona, a meno che non si faccia cogenerazione. Inoltre l’impianto a biomasse si trova nel parco sovracomunale del Po e del Morbasco: infatti il vicino comune di Gerre de Caprioli attende ancora almeno le compensazioni. All’impianto a biomasse arrivano circa 15mila tonnellate annue di rifiuti legnosi, che corrispondono a otto Tir da due tonnellate l’uno al giorno: i controlli si effettuano però ogni sei mesi su partite scelte casualmente. Dunque inizieranno controlli severi sulle caldaie e le stufe con rendimento inferiore al 63% ma l’inceneritore potrà disperdere calore in atmosfera per il 65%. Dopo un esposto di cui non si sa più nulla, la centrale continuerà a emettere 20 tonnellate annue fra PM (particelle inquinanti), ossido di azoto e anidride solforosa. E non basta. Il piano antismog della Regione dà piena libertà all’inceneritore, che brucia 130mila tonnellate annue di rifiuti rispetto a un fabbisogno urbano di 58mila: al totale si arriva grazie al carico maleodorante dei camion provenienti da altre province. La fase di preselezione è stata chiusa nel 2001 perché altrimenti sarebbe superato il limite accettabile di immondizia con potere calorifico inferiore.
L’impianto genera 110mila tonnellate annue di anidride carbonica. Secondo la relazione tecnica di LGH inoltre non viene usata la migliore tecnologia disponibile e gli ossidi di azoto non vengono abbattuti del 10% come sarebbe possibile.
Paolo Zignani