Arvedi: nuovo incendio devastante

Squadre di vigili del fuoco da Cremona, Milano, Mantova e Piacenza hanno raggiunto da ieri l’acciaieria Arvedi per spegnere un incendio deflagrato e domato nei cunicoli sotterranei. L’intervento è terminato oggi dopo le quindici ed è iniziato ieri mattina, proseguendo anche nella notte. Il problema principale non è consistito nello spegnimento delle fiamme, sconfitte con tecniche particolari, bensì nel ripristino della viabilità interna allo stabilimento.  Sin qui la versione ufficiale dei vigili del fuoco, che hanno dato incarico a un tecnico, l’ingegner D’Elia, di approfondire le cause del problema che ha di nuovo colpito l’acciaieria cremonese. Nel frattempo, fra ieri e oggi, il lavoro è consistito nel rimuovere i cavi bruciati e nel ripristino delle condizioni normali di accessibilità ai luoghi di lavoro e in una bonifica e messa in sicurezza dell’impianto elettrico in particolare. Il principio d’incendio si è verificato, ancora una volta, nella zona della colata.

E’ circolata anche una versione non ufficiale, che per quanto approssimativa mette in relazione l’incidente di ieri con quello precedente, accaduto il 10 ottobre sempre in un cunicolo sotterraneo. La produzione ieri mattina sarebbe stata avviata manualmente, per evitare un’eccessiva riduzione dell’attività. Appena è stata messa in circolazione l’elettricità, però, l’impianto che dà energia a entrambi i forni si è bloccato di nuovo. Sarebbe necessaria quindi la sostituzione di un cavo capace di una resistenza particolare, che dovrebbe arrivare dagli Stati Uniti. Nel frattempo l’industria Marcegaglia di Casalmaggiore produrrebbe coils per Arvedi. I timori dei lavoratori sono di un fermo degli impianti sin dopo Natale. Da parte dei residenti, intanto, la preoccupazione cresce, vista la serie di incendi: i precedenti quest’anno risalgono al 10 ottobre, che aveva già causato un fermo impianti di una quindicina di giorni fino al tentativo di ieri di riaccendere l’impianto., al 25 luglio, al 30 aprile e al 7 dicembre 2013.