Milano. Il sito espositivo di Expo 2015 per sei mesi sarà indubbiamente una “smart city”, cioè un modello di città dove innovazione tecnologica e sistemi sociali si integrano producendo un sistema efficiente, attrattivo e sostenibile. Fare però in modo che questo modello sia esteso a tutta l’area metropolitana e che rimanga anche dopo l’esposizione universale è tutt’altro che scontato. Per questo Aspen Institute e Assolombarda, con il suo presidente Gianfelice Rocca, stanno già pensando alla strategia per vincere questa sfida:”Noi qui abbiamo tantissime pulsioni, tante tecnologie, tranne che non parlano tra loro. Abbiamo con poca difficoltà le tecnologie che ci servono per affrontare i grandi temi come quello della salute, della città che invecchia, della mobilità e e dei consumi energetici. Siamo vicini, abbiamo bisogno di più dialogo”.Per Assolombarda le premesse dunque ci sono: dalle otto università alle imprese che producono il 10% del Pil italiano, dalla rete in fibra ottica all’offerta culturale, ma serve un cambiamento culturale:”Abbiamo cento banche dati che non si parlano tra di loro. Allora è difficile fare la città intelligente se non facciamo parlare i nostri centri di comunicazione”.Il primo banco di prova sarà la destinazione del sito Expo dopo il 2015 e se la soluzione sarà la costruzione di uno stadio, ha osservato il ministro Maurizio Martina, sarà un’occasione sprecata.