Brescia.Prigionieri fra le mura di casa, è questa la condizione della famiglia Fellahi. Papà Noureddine, e mamma Ghania, originari dell’Algeria ma da tempo cittadini italiani, vivono un dramma quotidiano all’interno delle mura dell’appartamento al sesto piano di questo palazzo di via Livorno di proprietà dell’Aler. Tre dei loro quattro figli, Nodjoud di 12 anni, Douua di 10 e Adem di 9, sono stati colpiti da una malattia rara e degenerativa che li ha ridotti in carrozzina e costantemente dipendenti dalle macchine. Una malattia che ha causato la perdita del lavoro da parte di Noureddine, ma la famiglia si mantiene grazie ai contributi che arrivano dalle gravi invalidità dei bambini, mentre l’Asl fornisce loro medicinali e strumentazioni per curarli in una casa che si è trasformata in un piccolo ospedale. I bambini necessitano cure 24 ore su 24, anche il normale cambio di un pannolino richiede la collaborazione di due persone. Il vero problema di questa famiglia è però la questione dell’ascensore, che ha 37 anni, spesso è guasto e nel quale entra solo e dopo ardite manovre, la carrozzina del piccolo Adem. Alle sue sorelle maggiori è quindi preclusa ogni uscita e ogni trasporto al di fuori dell’appartamento. Una situazione di disagio denunciata all’Aler più volte anche dai vicini di casa. Papà Noureddine non chiede soldi e sovvenzioni, chiede però da oltre tre anni di poter cambiare case e accedere ad un appartamento che sia più consono alle condizioni di salute dei suoi figli. Fabrizio Vertua