MILANO – La promessa di Renzi di non aumentare le tasse di un solo centesimo è stata ignorata. La Legge di Stabilità ancora non è stata convertita in legge (approderà il Aula il prossimo 24 novembre) e, prima dell’approvazione definita, potrebbe subire numerose modifiche. Sta di fatto che, ad oggi, contiene svariati elementi fiscalmente preoccupanti. Tra tutti, quello che, probabilmente, risulterà più odioso è quello sui fondi pensione complementari: l’aliquota sui rendimenti, a partire dal periodo d’imposta 2015, passerà dall’11,5 al 20 per cento. Un rialzo di ampiezza tutt’altro che trascurabile che rischia di mettere seriamente a repentaglio la previdenza complementare. Ma non solo: in pieno clima recessivo, tra il 2008 e il 2014, le manovre correttive di finanza pubblica hanno causato un aumento di tasse per oltre 56 miliardi di euro. In pratica più l’economia italiana entrava in crisi, più si è fatto ricorso alla leva fiscale. Sulle spalle delle famiglie la pressione fiscale è aumentata dell’1,6% medio annuo, più del triplo di quanto sarebbe stato necessario. Le famiglie italiane hanno subito, in media, un prelievo aggiuntivo annuo di 10 miliardi cui si devono aggiungere altri 11 miliardi di perdita di potere di acquisto a causa dell’incremento dell’inflazione determinato dall’aumento delle imposte indirette. Se a questo si aggiungono i tagli ai trasferimenti alle Regioni, il quadro finale è sempre più incerto e preoccupante.
Vladimiro Poggi