Brescia. Il caso Stamina torna in primo piano per una situazione anomala che riguarda il nosocomio bresciano al centro della vicenda legata alla metodica che si basa sull’infusione di cellule staminali: il Civile, infatti, dopo essersi costituito parte civile nel processo a carico di Davide Vannoni, patron di Stamina, imputato, fra i vari reati, di associazione per delinquere, il gup di Torino Giorgio Potito ha stabilito che l’ospedale fosse citato in giudizio anche come responsabile civile, accogliendo le richieste di altre parti civili. Nella doppia veste di danneggiato e di ente al quale vengono chiesti danni, si trova anche il presidio sanitario Burlo Garofolo, di Trieste, l’ospedale in cui operava il numero 2 di Stamina il pediatra Marino Andolina. Entrambi, in sostanza, potranno sia chiedere un risarcimentodei danni subiti, sia essere costretti anche a pagarne. Ora, sono state accettate, come parti civili, 28 fra enti, istituzioni e pazienti: Regione Lombardia, Spedali Civili appunto, Altroconsumo, oltre a 11 famiglie di pazienti di Stamina, mentre per ora la costituzione di parte civile è stata rifiutata solo alla Casa del Consumatore. In particolare, però, I legali dei familiari dei pazienti hanno chiarito che per I loro assistiti “non traspare la volontà di ritorsione, ma il desiderio di sapere come stanno realmente le cose. Con serietà e con grande senso di responsabilità”. Dunque, non tutte le persone “offese” hanno dichiarato guerra a Vannoni in tribunale. C’è anche chi vuole dare una mano a Stamina, per gli effetti benefici riscontrati sui propri figli. Secondo loro, infatti, sono state scritte troppe menzogne su questa vicenda, mentre il pm Guariniello e i carabinieri del Nas la vedono in modo diverso. Ora, l’udienza preliminare riprenderà il prossimo 11 dicembre con l’esame delle ulteriori eccezioni preliminari, tra cui quella di incompetenza territoriale che verrà presentata dai legali dell’ideatore della metodica.