CREMONA Quattromila accessi nei primi quattro mesi e mezzo di quest’anno al Pois, la porta informativa dei servizi sociali, dove gli utenti spiegano le proprie richieste e ricevono un primo orientamento verso l’ufficio adatto, e mille le persone prese in carico. Sono invece settemila i casi monitorati dai progetti del Comune per il contrasto alla povertà e cinquemila quelle seguite dal volontariato. Ogni operatore sociale del Comune segue dunque dai cento ai centoquaranta casi. L’effetto della crisi economica mette a dura prova cittadini e municipio, mentre i servizi sociali impegnano dieci dei 75 milioni di euro del bilancio comunale. Ieri è stata discussa in commissione Vigilanza l’organizzazione del lavoro nel settore che era stato guidato da Maura Ruggeri, poi da Luigi Amore e oggi da Mauro Platè, senza però mai cambiare la proposta del centro di ricerca Zancàn, che nella ricostruzione di Marcello Ventura, dei Fratelli d’Italia, è stata calata dall’alto nel 2006 e mai discussa malgrado a distanza di quasi dieci anni le proteste dei dipendenti dei servizi sociali si siano fatte sentire. Ventura ha chiesto perché non è mai stato riesaminato il caso. Gli operatori infatti si sono rivolti al sindacato, al loro Ordine regionale e in alcuni casi al sindaco Galimberti. Recentemente poi sarebbe stata data dal Comune una consulenza esterna da 28mila euro per verificare e valutare l’applicazione del metodo Zancan, fondato appunto sul Pois e lo smistamento agli operatori. Per l’assessore Platè è stata una scelta organizzativa, non un’imposizione, e che i carichi di lavoro degli assistenti sociali potranno essere distribuiti meglio e diventare più sostenibili grazie all’assunzione a tempo di altri assistenti. Stress enorme negli ultimi anni, anche a causa di cinque gravidanze in pochi anni e alcuni pensionamenti: gli assistenti sono in tutto poco più di una decina.
In proposito il Comune ha appena concluso una selezione pubblica, con tredici persone in graduatoria e ben 101 domande d’assunzione. La direttrice Grossi ha risposto che un’eventuale nuova consulenza, tesa a verificare carichi di lavoro e aggiornamento professionale, non può che essere data all’esterno. Quel che colpisce però è l’imponente afflusso di persone che chiedono aiuto al Comune. Andrà valorizzato quindi il lavoro di rete con il volontario, mentre gli operatori sociali non potranno che svolgere un ruolo di regia assieme al terzo settore, più che risolvere direttamente i singoli casi.
Paolo Zignani