Periferie milanesi: il degrado di via Bolla

Lasciate ogni speranza, voi che entrate. No! Non siamo all’ingresso dell’Inferno descritto da Dante nel canto terzo nella Divina Commedia. In quel caso la porta diabolica metteva in guardia chi stava per entrare, ammonendo che tale pena sarebbe durata in eterno e che una volta entrati non ci sarebbe più stata speranza di tornare indietro. Qui invece si entra e si esce senza alcun problema, senza controlli, senza regole. Qui, a dirla tutta, pare proprio che lo Stato non esista. Siamo a Milano, in via Bolla, quartiere Gallartese, in uno dei tanti casermoni di edilizia popolare costruiti negli anni 70 dalla pubblica amministrazione.Dal civico 26 al civico 42 su oltre 500 alloggi un centinaio sono occupati abusivamente da rom ed extracomunitari che si allacciano a elettricità e gas delle parti comuni, lavano i loro vestiti in lavatrici comuni piazzate sul pianerottolo e alimentate da allacci abusivi e senza alcun controllo di sicurezza. Due anni fa si verificò un incendio nel quartiere: ora gli inquilini in regola, sempre meno da queste parti, continuano a chiamare polizia e a2a perchè hanno paura che possa succedere di nuovo. Una situazione di incredibile degrado, di sporcizia, di abbandono sociale e di paura. Case monumenti all’illegalità e ricettacoli di ombre che vivono di furti e di espedienti. A rendere tutto ancora più grottesco ci sono questi palazzi popolari nuovi di pacca, terminati da oltre un anno ma tuttora vuoti in quanto mai assegnati dall’Aler. La chicca finale? Queste due porte da calcio che il consiglio di zona fece installare nello spazio verde tra i palazzoni di via Bolla. Sarebbero servite a promuovere il divertimento e la socializzazione tra i bambini del quartiere. Ma davano fastidio agli spacciatori di droga che, invece, nei giardini portano avanti i loro affari. Risultato? Porte rimosse nottetempo, danneggiate e gettate in un angolo dimenticato.

Vladimiro Poggi