Cremona: armadio del ‘400, spese e proteste

Sarebbe stato il caso, secondo i Cinque stelle cremonesi, di rivedere gli accordi fra Comune e curia vescovile, a proposito della gestione dell’armadio del Quattrocento. Infatti l’armadio del Plàtina è di proprietà della cattedrale ed è stato restaurato nel 2007, ma sta godendo delle massime attenzioni e degli investimenti da parte della giunta Galimberti, senza che l’utilità pubblica della spesa sia ben chiara. L’amministrazione Galimberti ha deciso di salvare il gioiello dell’artigianato, che si trova nel museo civico di via Ugolani Dati, e così ha investito altri 175mila euro per salvarlo dal degrado. Stamattina la giunta municipale ha fatto un sopralluogo nella nuova sala Cremona del museo civico, dove, quando saranno conclusi i lavori in corso, in estate sarà trasferito l’armadio, tutelato grazie a un impianto di microclimatizzazione. Il Comune, dopo una serie di mostre, per rilanciare il turismo e le attività culturali punta sul Platina e su altre opere lignee: e organizzerà l’inaugurazione della nuova sala con una festa, promettendo vantaggi per l’indotto. Malgrado tutto il rispetto per il patrimonio culturale e la sua salvaguardia, i grillini protestano, come già in consiglio comunale durante la discussione sul bilancio. Non si vede, secondo loro, quale sia il ritorno. Veramente la nuova sala Cremona del museo civico sarà meta di viaggi turistici? Già il centrodestra, con Federico Fasani e Marcello Ventura, aveva protestato, considerando gli effetti dell’Expo 2015 e del prestito del quadro dell’Ortolano di Arcimboldo all’esposizione mondiale milanese. Il Comune da parte sua ha sempre sottolineato i risultati positivi, a loro volta discussi dalle minoranze. Piovono ancora critiche all’amministrazione perché si viene a sapere che da gennaio sono sopraggiunti nuovi tagli al welfare. Alcuni ricoverati, una volta tornati a casa dall’ospizio, si sono visti togliere l’assistenza per la riabilitazione e l’igiene personale, mentre i servizi sociali comunali rincorrono continuamente le emergenze, tra rischi di sfratti e distacchi di utenze elettriche e del gas. E ai disoccupati di lunga durata, ultracinquantenni, viene poi riservata una lista d’attesa di sei mesi, prima che un operatore sociale prenda in considerazione il loro caso. Chi gode di tutta l’assistenza necessaria, senza tagli, è invece l’armadio del Quattrocento.

Paolo Zignani