Cremona: centri sociali, città blindata

Cremona Il fuori programma inizia dopo le quattro del pomeriggio e domina l’attenzione, quando dal presidio sul sagrato della chiesa di San Luca si alza il coro che annuncia il corteo non autorizzato e alcuni attivisti dei centri sociali Kavarna e Dordoni portano uno striscione al centro di corso Garibaldi, occupando la strada. Siamo in uno dei punti più frequentati di Cremona, fra viale Trento Trieste e corso Garibaldi, a poche centinaia di metri da via Geromini, dove senza insegne né cartelli è stata riaperta la sede di Casa Pound per il giorno del tesseramento, a un anno dalla manifestazione nazionale di sabato 24 gennaio 2015. Era l’iniziativa organizzata a sostegno di Emilio, componente del Dordoni finito in prognosi riservata durante uno scontro al foro Boario con una sessantina di fascisti. Quattro persone dei centri sociali sono state condannate per il reato di devastazione, ma il Dordoni e il Kavarna, che ha organizzato il presidio di oggi, continuano a lottare anche contro le condanne, per sostenere che sono la crisi economica e il capitalismo a devastare la vita. Così il corteo non previsto viene inizialmente fermato dalle forze dell’ordine: polizia e carabinieri, con l’aiuto dei vigili urbani, presidiano l’intera zona, a tutela dell’ordine pubblico. Poi la marcia dei centri sociale ha preso il via, dopo una discussione con le forze dell’ordine: l’obiettivo dei manifestanti è far chiudere definitivamente la sede di Casa Pound.Cremona si ritrova ancora blindata. Risuonano i cori dei centri sociali contro le forze dell’ordine e il Comune, che non ha rinnovato loro il contratto d’affitto in due sedi pubbliche. I manifestanti sono aumentati: da una trentina, quand’è iniziato il raduno davanti a San Luca, a una cinquantina e verso sera la tensione, anche se non ci sono stati incidenti, non è diminuita. Le forze dell’ordine non hanno permesso ai manifestanti di oltrepassare la zona di palazzo Cittanova.