Una nuova discarica di rifiuti d’acciaieria incombe sulla campagna di Grumello Cremonese. Malgrado il parere negativo del sindaco Fabio Scio, che ha consultato i cittadini in una serie di assemblee pubbliche, il dirigente del settore Pianificazione territoriale della Provincia, Roberto Zanoni, dopo un confronto di oltre un anno con diversi enti pubblici, dai Comuni confinanti alla Soprintendenza ai Beni paesaggistici, all’Arpa, all’Asl e alla Regione, ha dato parere positivo alla compatibilità ambientale all’attività proposta da Cremona Ecologia. L’acciaieria Arvedi già possiede all’interno della propria sede, fra Cremona e Spinadesco, una discarica, oltre a un deposito a Cremona in via Riglio. Nel territorio fra Cremona, Grumello e Pizzighettone si conferma la tendenza all’aumento sia del numero che delle dimensioni delle discariche d’acciaieria, in particolare nell’ambito territoriale G16, sul quale pesa la presa di posizione negativa del Pd, oltre alla contrarietà dei gruppi ambientalisti. L’iter è iniziato nel giugno 2013, con la richiesta del presidente di Cremona Ecologia Giancarlo Tempini. La località Cascina Angiolina, cava in parte ancora attiva, potrà ospitare un impianto di trattamento di rifiuti pericolosi e non pericolosi oltre a una discarica per rifiuti non pericolosi. L’impianto offrirà un servizio non solo all’acciaieria cremonese ma anche alle aziende che forniscono le materie prime all’Arvedi, che ha la proprietà del sito di Grumello. Verranno inertizzate, se verrà concessa l’autorizzazione, 165 tonnellate al giorno di rifiuti pericolosi e non pericolosi, la discarica occuperà un volume di 717mila metri cubi, saranno destinati a trattamento di recupero metalli per una quantità di 150 tonnellate al giorno, ovvero 40mila all’anno. La potenzialità massima dell’impianto presenta però volumi e masse di rifiuti ancora maggiori. I Comuni di Pizzighettone e Acquanegra hanno dato parere favorevole, condizionato alle mitigazioni ambientali e agli accordi sulla viabilità. L’amministrazione di Grumello invece ha espresso un diniego motivato: infatti non sarebbero stati considerati adeguatamente i rischi connessi alle alluvioni nella zona agricola interessata, vicino a Roggione di Pizzighettone, e sarebbe sottovalutato il problema della contaminazione. Il pericolo degli allagamenti è segnalato anche dall’Autorità di bacino. L’Arpa, da parte propria, sta valutando l’impatto sull’elettrodotto: vengono proposte anche barriere per l’assorbimento dei rumori. Restano ancora dubbi da chiarire, prima dell’autorizzazione finale, per garantire la zona di rispetto della roggia Marchesa Stanga. Il monitoraggio della falda acquifera inoltre dovrà continuare.
Paolo Zignani