Cremona Un milione di metri cubi d’acqua all’anno non sembrano pochi in un periodo di deficit idrico, tuttavia l’acciaieria Arvedi potrà prelevarli e il settore Ambiente e Territorio dell’amministrazione provinciale rinuncia ad effettuare la Valutazione d’impatto ambientale, suscitando sorpresa nel comitato di quartiere di Cavatigozzi, alle cui Osservazioni critiche non è stata data ancora risposta. La richiesta presentata il 12 novembre scorso all’industria siderurgica prevede la derivazione di acque pubbliche da tre pozzi su terreno di proprietà, nei Comuni di Sesto e Uniti e di Cremona. Due sono già esistenti: l’uno su territorio di Sesto e l’altro di Cremona, arrivano entrambi alla profondità di 30 metri e hanno una portata di 20 litri al secondo, autorizzati nel 2009 con licenza temporanea per usi di cantiere. Un pozzo nuovo verrà costruito con perforazione del terreno: avrà dimensioni e portata uguale, sempre per usi industriali e anti-incendio. La portata massima consentita, complessivamente, sarà di 36 litri al secondo. Lo stabilimento ha infatti bisogno di una disponibilità d’acqua fra i 20 e i 36 litri al secondo. Dovrà essere applicato un contalitri e dovranno essere rispettati alcuni obblighi, come la manutenzione dei pozzi e il contenimento e la ripresa di eventuali sversamenti. Il livello idrico sarà costantemente monitorato. Secondo l’istruttoria tecnica effettuata dall’amministrazione provinciale il progetto non presenta impatti significativi, quindi l’industria di via Acquaviva, che ha ichiesto secondo le norme di avviare la procedura di Via, ne viene esentata. L’ente Provincia si è avvalso di una relazione tecnica, presentata dall’acciaieria Arvedi, la quale sostiene che, dai dati di cui si dispone, nel sottosuolo c’è un livello impermeabile da perturbazioni idrodinamiche e idrochimiche. Dunque la qualità e quantità delle falde acquifere non sono disturbate dall’attivazione dei tre pozzi, che captano in superficie. Il comitato di quartiere di Cavatigozzi ha presentato una serie di Osservazioni all’amministrazione provinciale, protocollate dagli uffici però con un giorno di ritardo sulla scadenza. Ai cittadini non è pervenuta, da gennaio, alcuna risposta: grande l’amarezza perché l’ente Provincia ha chiesto spesso, anche in tavoli regionali, strategie per fronteggiare il deficit idrico, iniziando già a parlare di emergenza siccità dall’autunno scorso, per poi approvare un progetto che consentirà di captare un milione di metri cubi d’acqua all’anno a vantaggio di un’industria.