In mostra un nuovo documentario sentimentale: “La Terra Inquieta”

Non capita spesso di entrare in una mostra d’arte ponendosi la domanda se si abbia il diritto di guardare a quello che la mostra racconta. Succede, ed è la stessa esposizione a porsi il quesito, con “La Terra Inquieta”. Una mostra dedicata alla rappresentazione delle migrazioni nella cultura visiva contemporanea che è anche un viaggio attraverso luoghi, territori, politica, forme artistiche diverse e documenti. Insomma, una grande narrazione policentrica e polifonica sul nostro presente più sradicato che il curatore ha introdotto così: “Da una parte – ha detto Gioni – c’è l’attualità più bruciante, dall’altra c’è la constatazione che nell’arte degli ultimi 15 anni, nell’arte di questo nuovo secolo, molti artisti hanno imbracciato o avocato a sé la responsabilità di farsi sia giornalisti e reporter, e di inventare una nuova forma del nostro presente, una forma che si confronta con il codice del giornalismo e dell’indagine, ma poi vignetta dei coefficienti di dubbio e indeterminazione, insegnandoci in qualche modo a dubitare di qualsiasi verità preconfezionata e di slogan semplicistici, creando invece una sorta di nuovo documentario sentimentale o di reportage lirico”. Ciò che si percepisce fisicamente nella mostra, sia guardando i grandi collage di Thomas Hirschhorn che aprono e poi chiuderanno l’esposizione, sia rivedendo uno dei più celebri lavori di Adrian Paci oppure restando straniti di fronte al campo profughi utopico di Wafa Hourani, è l’instabilità del nostro presente e la necessità di rappresentazioni multiple, sempre su un confine tra il conosciuto e l’ignoto. In una prospettiva, come ha sottolineato Beatrice Trussardi, presidente della fondazione intitolata al padre, che è anche storica “Abbiamo scelto – ci ha detto – di parlare di un tema attuale, scottante, necessario. Perché tocca tutti, tocca tutto il mondo ed è uno dei temi più importanti della nostra contemporaneità e viene trattato come un’urgenza, come un problema. Ma di fatto le migrazioni avvengono da che esiste l’uomo e anche di questo tratta la mostra”.