Trentacinque guardie private della Securpolice, società di vigilanza che si occupava fino a qualche giorno fa anche della sicurezza al Tribunale di Milano e finita in amministrazione giudiziaria nell’ambito di un’inchiesta su presunte infiltrazioni mafiose, da oggi non lavorano più agli ingressi del Palagiustizia milanese. I lavoratori hanno raccontato di aver ricevuto venerdì scorso un messaggio nel quale venivano informati che “l’appalto presso il Tribunale di Milano facente capo alla Securpolice Servizi Fiduciari Srl scadente in data odierna non sarà oggetto di proroga. Motivo per cui il servizio cesserà in data odierna”. Formalmente, ha spiegato uno dei vigilantes, “siamo ancora dipendenti Secupolice, ma di fatto siamo rimasti senza lavoro e senza stipendio”. Da stamani gli ingressi del Tribunale milanese sono sorvegliati da vigilantes di un’altra società, la All System, che già lavorava al Palagiustizia assieme alla Securpolice. Lo scorso 26 giugno, una quarantina di lavoratori della Securpolice avevano già protestato per chiedere il pagamento dello “stipendio (7-800 euro mensili) per potere sopravvivere”. Il gruppo Securpolice faceva capo ai due fratelli Alessandro e Nicola Fazio, due delle 14 persone arrestate lo scorso 15 maggio nell’inchiesta della Dda di Milano e accusate di far parte di una presunta associazione per delinquere che avrebbe avuto legami con la cosca mafiosa catanese dei Laudani. Nell’indagine, tra l’altro, erano emerse anche presunte infiltrazioni mafiose in alcuni appalti della catena di supermercati Lidl. Nelle scorse settimane, poi, il gip Giulio Fanales ha nominato come amministratore giudiziario per un anno Alessandro Sabatino che è diventato il rappresentante legale delle cinque società del gruppo Securpolice.