Otto aziende su dieci sono pronte a fare nuove assunzioni ma mancano i candidati idonei. Il dato, emerso in una ricerca condotta dal gruppo Randstad e dall’Alta Scuola di psicologia Agostino Gemelli dell’Università Cattolica di Milano, suona quasi come una beffa nel giorno in cui l’Istat ha reso noto che a maggio il tasso di disoccupazione è aumentato di 0,2 punti percentuali attestandosi all’11,3%, dopo il calo di aprile. La ricerca rivela un forte aumento nelle assunzioni pianificate per il 2017. L’80% delle aziende ha intenzione di assumere nuovi dipendenti soprattutto per far fronte a una carenza interna di competenze, alla crescita nazionale o internazionale dell’azienda e alla crescita economica del mercato. Nonostante il forte aumento della propensione all’assunzione nel 2017, le aziende faticano a trovare candidati idonei ed i principali ostacoli nel reperimento di nuove figure sono la carenza di competenze professionali specifiche, la mancanza di esperienza lavorativa nel settore e la scarsa conoscenza delle lingue straniere. La carenza di competenze riguarda anche il personale che già lavora. Per colmarlo, quasi due aziende su tre (ovvero il 64%) sono pronte a programmi di istruzione e formazione. Il 58% delle aziende interpellate pensa che la sfida più grande nel 2017 sarà attrarre talenti per le successive fasi di crescita, per il 56% lo sforzo maggiore dovrà essere destinato a trattenere quelli che già ci sono, mentre per il 53% occorre creare le condizioni adeguate perché possano svilupparsi e migliorarsi. I principali elementi che contribuiscono a rendere desiderabile un posto di lavoro sono le buone opportunità di crescita professionale, la buona cultura aziendale, l’ambiente di lavoro e il clima organizzativo e il pacchetto retributivo competitivo.
ansa - lavoro - Un ragazzo davanti a una agenzia interinale, in una foto del 31 maggio 2010. Sarà un autunno nero per l'occupazione: anche se l'emorragia dei posti di lavoro registra un rallentamento, il saldo a fine 2011 per le imprese con almeno un dipendente (circa 1,5 milioni) mostra ancora il segno meno: 88mila i posti in uscita - dice Unioncamere - pari a un calo dell'occupazione dipendente dello 0,7%. Più a rischio il lavoro nelle piccole e medie imprese e, a livello geografico, è il Sud a mostrare un deciso affanno. Nel 2010 il saldo negativo era stato di 178mila unità, -1,5%. Peggio ancora era andata nel 2009, anno clou della crisi: 213.000 i posti bruciati, pari a -1,9%. ANSA/ FRANCO SILVI