Quattro persone trovate in possesso di ingenti quantitativi di materiale pedopornografico sono state arrestate, mentre altre 18 persone sono state indagate a piede libero in un’operazione condotta dagli agenti del Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni per la Lombardia e coordinata dalla Procura della Repubblica di Milano. Nell’ambito dell’operazione, eseguita al termine di indagini durate alcuni mesi, gli agenti hanno eseguito perquisizioni in Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Campania e Marche. Ingente il materiale a sfondo pedopornografico trovato nella disponibilità degli indagati. parte dell’indagine si è sviluppata ella provincia centro-orientale del Canada, da cui ha preso poi il nome, “Ontario”, e si è sviluppata in stretta collaborazione con i colleghi italiani, coordinati dalla Procura di Milano. Gli arrestati italiani sono tutti incensurati: tre disoccupati (un 25enne preso a Latina, un 46enne a Bologna, un 30enne a Napoli) e un impiegato (un 30enne catturato a Torino). Hanno precedenti specifici tre dei 18 indagati, persone definite dagli investigatori “comuni”, dagli studenti di 25 anni ai pensionati di quasi 70. L’indagine è iniziata lo scorso anno ma tra marzo e giugno sono state eseguite 22 perquisizioni in molte regioni italiane che hanno portato al sequestro di 26 smartphone, 7 computer portatili e 18 hard disk con una capacità di 10 terabyte. In tutto sono state trovate oltre 20mila immagini tra video e foto pedopornografici, per lo più materiale vecchio che gira da anni in rete. Gli scambi avvenivano attraverso un’app di messaggistica per smartphone legale che però, come spesso accade in questo tipo di reati, era utilizzata come piazza virtuale mascherando la propria identità servendosi di connessioni libere in strada o accedendo al wi-fi di persone ignare. Gli investigatori hanno analizzato 15mila connessioni per individuare la rete di presunti pedofili. Prima di poter arrivare alla “stanza” per lo scambio di materiale bisognava fare “anticamera”, ovvero attendere il permesso da parte di altri membri che avevano segni distintivi (la foto e lo status) per essere riconosciuti nella comunità. Ora rischiano pene da 3 a 6 anni.