Case popolari, solo 160 assegnazioni in città

CREMONA La giunta comunale ha adottato, con una presa d’atto, il piano triennale dell’offerta abitativa pubblica del 2019, approvato dall’assemblea dei sindaci del distretto cremonese lo scorso 9 maggio, sulla base della nuova legge regionale del 2016, presentata proprio da Carlo Malvezzi, che sta sfidando il ricandidato Gianluca Galimberti per la conquista della fascia tricolore. La casa popolare, come disposto consiglio regionale, diventa un servizio, che va assegnato solo finché dura la condizione di fragilità. La pianificazione non è più comunale ma distrettuale: chi fa domanda a Cremona potrebbe trovare sistemazione nel circondario e viceversa, fra i 47 Comuni del distretto, con 160mila abitanti in tutto. Il nuovo sistema regionale penalizza i piccoli Comuni: dieci su 47, infatti, non hanno potuto accedere alla piattaforma regionale perché privi di patrimonio abitativo pubblico. Gli alloggi messi a disposizione dall’Aler sono 2.600, quelli dei Comuni sono 1.600: il patrimonio del Comune di Cremona arriva oltre i 1.100 appartamenti, più di 100 dei quali però non sono ancora abitabili. Più volte i sindaci e la stessa Regione hanno protestato per la mancanza di investimenti da parte dello Stato, a difesa del diritto alla casa. La premessa del piano dell’offerta abitativa prende atto di un aumento della morosità, in particolare incolpevole, rispetto agli affitti privati, ai canoni Aler e comunali e ai mutui, oltre che un aumento delle procedure di sfratto, dovuto sempre alla medesima causa: la lunga recessione economica italiana. I numeri non sono sufficienti a coprire il bisogno. Per quest’anno, a Cremona possono essere assegnate 115 case popolari, di cui 107 dell’Aler e 8 del Comune. Sul territorio del distretto cremonese gli alloggi disponibili saranno soltanto 160 in tutto, quando solo in città ci sono altri 200 nuclei familiari in lista d’attesa.