Cremona: ultraleggero, schianto mortale per la foschia

E’ stata la foschia a tradire i due uomini che erano a bordo dell’ultraleggero schiantatosi in un campo vicino alla cascina Breda de Bugni, sul territorio di Castelverde, non lontano dal Migliaro. Erano le 13 e 30 del 29 gennaio di due anni fa, e Gianluigi Petranca, di 67 anni, alla cloche del velivolo, si è trovato, accanto al passeggero Valeriano Zoppetti, 63enne, a tentare l’atterraggio in condizioni di scarsa visibilità causata dalla foschia. La conclusione è stata tragica: i due uomini entrambi imprenditori e lodigiani, rispettivamente di San Rocco al Porto e di Castiglione d’Adda, hanno perso la vita sul colpo. Si è pensato a un guasto o un malore, ma la perizia richiesta dalla Procura della Repubblica di Cremona ha individuato la causa nella foschia, che tecnicamente comporta visibilità limitata, fra i mille e i diecimila metri, mentre si parla di nebbia soltanto quando si può vedere al di sotto dei mille metri di distanza. Il gruppo di esperti convocato dalla Procura ha esaminato le condizioni dell’aereo, uno Syleader 600, di proprietà di Gianluigi Petranca, il motore, gli strumenti usati, ha valutato il meteo di quel giorno e ha concluso che l’incidente è stato causato da nient’altro che dalla scarsa visibilità, che ha costretto il pilota ad assumere delle posizioni insolite a bassa quota. L’aereo non era più governabile e lo schianto non è stato più evitabile. Prima di tentare l’atterraggio, il pilota ha compiuto una virata a sinistra di ben 270 gradi, secondo le ricostruzioni, prendendo angoli sempre maggiori, nel tentativo di avvicinarsi a terra, finché la velocità dell’aereo è talmente diminuita che è diventato impossibile rimanere in quota. Il velivolo è precipitato, senza strisciare sul terreno, e senza che alcuna parte del motore subisse cedimenti strutturali. L’ultimo volo di due imprenditori lodigiani era iniziato dall’aeroporto di Bresso, vicino a Milano, mezz’ora prima.