Un buco bianco, una parete nera, una sorta di barriera protettiva che cambia in modo inatteso la geografia di un luogo, The Open Box a Milano, di cui, trattandosi di un garage, sembrava difficile immaginare questa possibilità. Invece il lavoro di Carlo Valsecchi, fotografo di luoghi nel tempo, ci riesce perfettamente. Stiamo parlando di “Tamen Simul”, mostra curata da Walter Guadagnini nello spazio gestito, sempre con brillante lungimiranza, da Gaspare Luigi Marcone. La nuova parete, posta proprio all’ingresso del Box, sembra nascondere qualcosa, ma in realtà protegge i lavori all’interno e, grazie all’immagine di apertura, una sorta di viaggio fino all’orizzonte degli eventi, il visitatore vive la sensazione di essere catapultato dentro l’esperienza del lavoro di Valsecchi.”Io – ha spiegato l’artista ad askanews – sono partito da questa idea di cercare di creare un rapporto tra lo spazio e il tempo, che è uno degli elementi che sottacciano al mio lavoro”.Infatti, una volta tuffatisi nel buco bianco, ci si ritrova proiettati nelle geografie del Triassico, riemerse da un passato che potrebbe essere quello della nostra comune origine, per poi finire con una falsa fuga prospettica del Borromini a Palazzo Spada. E in tutto questo meccanismo temporale messo in atto dal dialogo tra i lavori, in questo salto attraverso il buco nero della fotografia, anche l’idea di presente cambia struttura.”Il presente – ha concluso Carlo Valsecchi – è dato dal visitatore, da chi guarda, da noi. Noi siamo il presente, e poi, idealmente, in modo astratto, se uno vuole, può creare o viversi questo salto spaziotemporale”.La mostra a The Open Box resta aperta su appuntamento fino al 30 agosto.