Un altro mese di tempo. Scadrà il 22 giugno l’ultimo termine concesso, a fine maggio, per il deposito della relazione finale dalla Procura di Milano ai consulenti medico legali che stanno cercando di dare risposte sulla misteriosa morte di Imane Fadil, la 34enne marocchina tra le testi ‘chiave’ del caso Ruby deceduta l’1 marzo dopo una lunga agonia. Non è detto, tra l’altro, che gli esperti incaricati dalla Procura, guidati dalla nota anatomopatologa Cristina Cattaneo, riescano a concludere i lavori entro fine mese e a quel punto potrebbe scattare un’altra proroga. I consulenti, in particolare, in questa fase stanno cercando di ricostruire i dati sulla presenza di metalli nel sangue di Fadil prima del ricovero all’Humanitas per stabilire se fossero più alti o più bassi e di quanto rispetto ai già alti valori riscontrati pochi giorni prima che la giovane morisse. L’ipotesi di una intossicazione da metalli non è necessariamente legata ad un avvelenamento doloso e andranno accertate le cause. L’autopsia era iniziato lo scorso 26 marzo all’Istituto di Medicina Legale di Milano, dopo che, esami più approfonditi avevano escluso la presenza di radioattività negli organi della donna, radiazioni che erano state, invece, rilevate nelle urine e nel sangue. La morte naturale per malattia, si era ipotizzata anche una forma rarissima di aplasia midollare, non è mai stata del tutto esclusa.
