Soresina: i facchini in sciopero bloccano i camion a Liscalte

La protesta dei facchini del magazzino Iper di Soresina ha colpito la piattaforma ortofrutticola di Liscate, nel Milanese, un punto di riferimento per la Lombardia, dato che riesce a movimentare poco meno di due milioni di frutta e verdura all’anno.

Per tre ore i Tir non sono potuti partire, a partire dalle 22 di ieri sera, e di conseguenza le merci trasportate non potranno essere vendute in giornata, come afferma Massimiliano Donadelli del Si.cobas. La strategia dei 170 operai soresinesi, ormai in attesa da un giorno all’altro della formale lettera di licenziamento della Finiper, è intervenire a sorpresa ogni giorno, nel NordEst e lungo la costa adriatica, all’interno dei centri commerciali o presso i magazzini di logistica, per intralciare l’attività e far capire ai cittadini e all’azienda che non si possono compiere operazioni speculative a prezzo dei posti di lavoro. Il livello dello scontro si alza, dopo le proposte che i dirigenti dell’Iper hanno rivolto ai sindacati Si.cobas e Usb, ovvero un indennizzo economico per incentivare l’esodo dal posto di lavoro, e la riassunzione per non più di dieci operai a Casirate d’Adda, nella bassa bergamasca. Il secco diniego dei sindacati, che invitano a non accettare soldi in cambio del licenziamento di massa, si trasforma in un‘offensiva tesa a fare ancora più danni, nella speranza di mettere alle corde l’Iper e costringerla ad assumere di nuovo, altrove, tutti quanti i facchini licenziati a Soresina.

La prospettiva degli operai soresinesi, oltretutto, è molto amara: le leggi attuali costringerebbero i lavoratori immigrati, benché in regola anche da più di dieci anni e pienamente integrati nel tessuto sociale, a tornare al proprio Paese, chi in Africa chi in Asia o nell’Est europeo, oltre a diversi italiani.