Rogoredo, boschetto ripulito. I pusher alle Groane

La battaglia contro la droga nel boschetto di Rogoredo è cominciata il 14 novembre di tre anni fa. Quello è stato l’inizio della lotta contro l’eroina, lo spaccio e chi ha trasformato quel territorio in una roccaforte dello smercio di droga a cielo aperto. C’era un elicottero, c’erano le ruspe dell’Amsa che ripulivano e aravano il terreno cosparso di siringhe, fazzoletti sporchi di sangue e rifiuti di ogni genere. Oggi, lo scenario è cambiato radicalmente: la collinetta degli spacciatori è diventata una salita per chi va in mountain bike e, nella zona, si rivedono famiglie e residenti che passeggiano tra gli alberi oppure fanno jogging. Anche se ora è tutto diverso, chi ha contribuito a migliorare la situazione sa comunque che è ancora presto per dire che sia tutto passato. Le persone che fanno uso di sostanze stupefacenti e che vivono lì stabilmente sono poche, una trentina, grazie alla presenza delle forze dell’ordine che hanno anche presidiato le strade di passaggio dei pusher. Questi ultimi si sono così spostati, probabilmente verso il parco delle Groane, nel territorio di Garbagnate Milanese, insieme al loro corteo di acquirenti. Ora, infatti, si stanno formando nuove piazze nell’hinterland, da San Donato a Melegnano. Altri, addirittura, utilizzano di nuovo il vecchio metodo dell’ordinazione su chiamata: l’eroinomane telefona al pusher per concordare l’acquisto e stabilire un posto per la consegna. A rafforzare la presenza dei presidi a Rogoredo, anche il prefetto Renato Saccone, che sin dal suo insediamento si è battuto per risolvere una volta per tutte l’emergenza boschetto e ha lanciato il progetto “L’unione fa la forza”, fondato su tre capisaldi: repressione dello smercio di stupefacenti affidata a rotazione a carabinieri, polizia e Guardia di finanza, assistenza sanitaria sotto il coordinamento dell’Ats e riqualificazione dell’area in collaborazione con Comune e Italia Nostra.