Corona: per i giudici di nuovo in carcere per 9 mesi

La decisione della Sorveglianza, secondo la difesa, “è in palese contrasto di giudicato con la sentenza di assoluzione e sulle misure di prevenzione, nonché in contrasto con una precedente valutazione dello stesso Tribunale di Sorveglianza”. A fine aprile la Sorveglianza aveva deciso di revocare l’affidamento terapeutico per curarsi dalla dipendenza dalla cocaina concesso all’ex agente fotografico Fabrizio Corona nel febbraio 2018 e poi sospeso a fine marzo scorso, col ritorno in carcere. Scontare la pena in carcere, infatti, avevano scritto i giudici, è al momento la “soluzione non solo necessitata, ma anche adeguata” al “livello di consapevolezza” di Corona, perché un altro programma di cure all’esterno sarebbe “inadeguato”, date le sue continue violazioni delle regole. I giudici avevano anche stabilito che l’ex ‘re dei paparazzi’, non solo deve restare a San Vittore, ma anche scontare nuovamente gli ultimi quasi cinque mesi passati in affidamento, in sostanza annullati dai giudici. E avevano salvato, però, quel periodo tra febbraio e novembre 2018, ma l’Avvocato generale Nunzia Gatto ha chiesto la revoca anche di quei nove mesi per Corona. Con l’impugnazione della Procura generale la Cassazione ha annullato con rinvio la prima decisione della Sorveglianza e oggi è arrivato il nuovo provvedimento che accoglie la richiesta della Procura generale. In udienza nei giorni scorsi i legali di Corona avevano spiegato che non c’erano “i presupposti” per annullare quei nove mesi, anche perché nella nota vicenda dei contanti trovati nel controsoffitto era arrivata un’assoluzione nel merito, confermata anche in appello e poi diventata definitiva. In sostanza, in quel periodo del 2018, secondo i giudici, Corona, sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale, non avrebbe comunicato variazioni sul patrimonio e, in particolare, redditi incassati. Una tesi contrastata, però, dalla difesa anche spiegando che per la nota vicenda dei soldi nel controsoffitto l’ex ‘re dei paparazzi’ è stato assolto e condannato a 6 mesi solo per un diverso illecito fiscale. La Cassazione, però, a maggio aveva stabilito che “i proventi derivanti dagli interventi televisivi e pubblici” costituiscono “reddito di impresa” e sono stati “fatturati” dalla società Athena, riconducibile a Corona. E questa società “di cui sono proprietari e amministratori dei soggetti palesemente interposti a Corona, svolge attività imprenditoriale mediante la commercializzazione dell’immagine del condannato”. Lui, perciò, “è solo formalmente schermato da tale società di capitali nello svolgimento dell’attività imprenditoriale vietata e, del resto, occulta sotto di essa i redditi che percepisce”.