Via Flaminia (Cr), il Comune difende la cementificazione

La convocazione della commissione Territorio, per venerdì alle 17 nella sala gruppo di palazzo comunale, dà un’accelerata decisiva alla tormentata vicenda del piano attuativo di via Flaminia, di cui verrà discussa e votata l’ultima variante, dopo cinque anni di discussioni. Saranno infatti messe ai voti per un parere le risposte del Comune alle osservazioni degli abitanti, dell’amministrazione provinciale e della Regione. La variante del piano attuativo prevede infatti la costruzione di un nuovo edificio, la futura sede della cooperativa Lae, che offre servizi ai disabili. Ci saranno altri 2mila metri quadrati di cementificazione, da sommare alle villette che vengono costruite dall’altra parte di via Flaminia, all’angolo con via Bombici. L’assemblea del condominio Prato Grande ha chiesto di cambiare il progetto e di aggiungere una rotatoria oltre all’ampliamento della strada, nel timore di un eccesso di traffico in mancanza di posti di parcheggio. Richieste fondate, per l’ufficio urbanistico municipale, che chiede all’impresa edile di provvedere, scontando gli oneri di urbanizzazione dovuti al Comune. La sicurezza della viabilità graverà così sui costi pubblici. Verrà accolta l’osservazione dell’amministrazione provinciale, che chiede maggiori misure compensative al consumo di suolo: quindi saranno piantati alberi su un’area di 1.200 metri quadrati, formando così un piccolo bosco. La questione del rischio di allagamento, legata alla presenza di un corso d’acqua minore, un colatore, a fianco del futuro edificio, sarà affrontata dall’amministrazione solo al momento di discutere il progetto con l’impresa edile: dunque, nemmeno le obiezioni della Regione e della Soprintendenza archeologica fermeranno il progetto. Alle proteste delle associazioni ambientaliste, del M5S e di un gruppo di abitanti, l’amministrazione Galimberti oppone l’ossequio alla legge regionale 31 del 2014. L’ente Provincia, secondo la versione del Comune, sostenuta dal dirigente Marco Masserdotti, ha già conteggiato i metri quadrati di futura cementificazione nei documenti approvati negli anni scorsi. Così, costruire eliminando area agricola e verde pubblico di conseguenza è ancora possibile, malgrado gli appelli che richiamano l’emergenza climatica e ambientale, e anche se restano inutilizzati non pochi edifici dismessi.