Cremona. Una rigenerazione urbana, quella della nuova legge regionale, che rischia di diventare il contrario. La norma viene fortemente contestata anche dalle associazioni ambientaliste, compresa quella di Cremona, perché le nuove regole potrebbero avere un impatto pesantissimo proprio sulla tutela del territorio, sul recupero delle aree abbandonate, sulle bonifiche e anche sulle aree agricole. Con la nuova legge potrebbero anche aumentare i ricorsi e i Comuni sarebbero spogliati della prerogativa del governo del territorio. Sul tema si esprime anche Giovanna Perrotta del Direttivo Circolo Vedo Verde di Cremona, l’associazione che si occupa di ambiente e territorio, secondo cui la recentissima norma lombarda è una legge miope che non farà bene alle aree urbane e extraurbane, ma non aiuterà nemmeno il settore edilizio inteso come filiera che realizza le funzioni private ma anche le infrastrutture e i servizi pubblici. Si strizza l’occhio a costruttori e intermediari immobiliari senza affrontare nessuno dei temi oggi sul tavolo della pianificazione territoriale, come le aree dismesse o le aree degradate e inquinate e le relative bonifiche, su cui non si fa nulla, svuota di senso i PGT, trasforma i Comuni in Ancelle per accompagnare i progetti privati alla meta. Dietro questa legge non c’è alcun progetto di sviluppo territoriale che non preveda altro consumo di suolo. Eppure, approfittando strutturalmente di un rallentamento della cementificazione lombarda, non certo per virtuosismo ma congiunturale, una delle più vistose d’Europa, si poteva arrivare ad una vera legge sulla rigenerazione urbana che prevedesse risorse per i Comuni più meritevoli in fatto di consumo di suolo. Le aree dismesse che spesso sono anche una minaccia alla salute resteranno come sono cioè abbandonate a se stesse salvo che non ci siano interessi economici formidabili. Aree dismesse da decenni in contesti urbani non necessariamente degradati e che finalmente potrebbero entrare in piani di rigenerazione resteranno al palo in quanto verranno privilegiate aree dove sarà molto più semplice e conveniente costruire qualsiasi cosa venga in mente. Le operazioni di risanamento saranno poi a spese della collettività, in quanto la legge prevede drastiche riduzioni degli oneri di urbanizzazione. In sostanza questa legge, strizzando l’occhio alla finanza e ai costruttori, taglia i fondi che i Comuni avrebbero a disposizione per fare le opere pubbliche cioè le opere che servono al miglioramento qualitativo dello spazio urbano in termine di servizi e infrastrutture.