Via Chiasserini: “Bosina, centro del traffico di rifiuti”

Aldo Bosina era certamente il dominus dell’intero traffico di rifiuti realizzato dietro lo schermo della società Ipb Italia s.r.l. E’ ciò che affermano le motivazioni della sentenza dell’ottava sezione penale del Tribunale milanese che ha condannato Bosina, amministratore di fatto della Ipb Italia, e altri tre imputati, a pene fino a 6 anni e mezzo di carcere per il traffico illecito di rifiuti stoccati nel deposito di via Chiasserini, a Milano. Dal vasto rogo del capannone gestito dalla Ipb Italia il 14 ottobre 2018, che è andato avanti per giorni, è nata l’indagine del pm Donata Costa sul traffico di rifiuti che ha portato al processo e alle condanne dell’ottobre scorso. In particolare, 4 anni e 6 mesi all’amministratore di una società intermediaria di rifiuti Pietro Ventrone, 3 anni e 10 mesi all’imprenditore Giovanni Girotto e 2 anni di carcere, pena sospesa, all’amministratrice della Ipb Italia Patrizia Geronimi. Le accuse per i quattro imputati erano, a vario titolo, di traffico illecito di rifiuti, gestione non autorizzata di discarica e altri reati. E’ invece, ancora in corso l’inchiesta per individuare gli autori materiali del rogo. Secondo il collegio la centralità del ruolo di Bosina – la cui buonafede dei suoi comportamenti “può tranquillamente escludersi” – si evince dal fatto che sue erano le risorse investite nell’acquisizione dello stabilimento di via Chiasserini che costituiva la fonte del traffico o comunque il perno operativo, sua la promozione dell’iniziativa imprenditoriale e sempre suoi, infine, i contatti intrapresi in prima persona con gli altri attori del settore. Nelle motivazioni si legge che non vi è “alcuna ragione per ritenere la sussistenza delle circostanze attenuanti generiche nei confronti di alcun imputato: nessun apprezzabile elemento è stato portato in tale senso all’attenzione del Tribunale e, ad ogni modo, risulta senz’altro ostativa la gravità dei fatti contestati. Nel caso di Bosina e Girotto, poi, pesano anche i plurimi precedenti penali certificati. Chiara, secondo i giudici, la capacità a delinquere per tutti, alla luce finalità di lucro messa in evidenza dagli indagati, anche alla luce dei precedenti penali e delle pendenze giudiziarie.