Cremona Le prime richieste di installazione di antenne, finalizzate alla sperimentazione del 5G, sono già arrivate in alcuni Comuni del Cremonese, ancora in attesa di prendere una decisione. E a Cremona diversi cittadini, notando delle antenne di forma insolita, come reso noto da questa emittente, hanno chiesto spiegazioni, per la preoccupazione che si tratti di 5G. In proposito gli Stati generali dell’Ambiente, che rilanciano l’iniziativa dell’Associazione italiana medici per l’ambiente, hanno inviato una lettera a tutti i sindaci della provincia di Cremona, per chiedere loro di applicare il principio di precauzione, ed emettere sull’esempio di alcune decine di Comuni italiani, fra cui Chioggia e Grosseto, un’ordinanza di divieto di sperimentazione o installazione della tecnologia 5G. Il motivo è che alcuni studi hanno dimostrato che c’è una correlazione fra i campi elettromagnetici artificiali e il cancro, le malattie neuro-degenerative, l’elettrosensibilità, i danni al Dna e le alterazioni del sistema riproduttivo e immunitario. Una prova definitiva ancora non esiste, ma ci sono già alcune evidenze scientifiche, che inducono ad avere prudenza e ignorare le evidenze disponibili non è eticamente accettabile. Non bisogna insomma ripetere le vicende negative dell’amianto, evitando di prevenire e limitandosi a contare le malattie provocate da una tecnologia che suscita quanto meno numerosi dubbi. I piccoli Comuni, da parte loro, sono privi di strumenti per decidere con autonomia e imparzialità. Maria Grazia Bonfante, per Salviamo il Paesaggio, ricorda che da sindaco aveva chiesto all’Arpa di misurare, anche a pagamento, l’intensità dei campi elettromagnetici di Vescovato: e la risposta era stata che il territorio era troppo grande, e che doveva essere il Comune a indicare una zona più limitata. Ugualmente a Crotta, già inserita tra i Comuni italiani in cui fare sperimentazione, l’Arpa non ha dato risposte esaustive. Così, in caso di dubbio, gli Stati generali chiedono ai sindaci prudenza e senso di responsabilità, fermando le richieste.
Paolo Zignani
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