Colpisce una donna su 8 nell’arco della vita e fa registrare circa 50 mila nuove diagnosi all’anno. Sono i numeri di un male silenzioso e subdolo che grazie alla medicina spesso viene debellato. E’ il tumore al seno che se trattato in tempo consente la guarigione. Grazie ai progressi della ricerca infatti la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è aumentata fino all’87%. A riferirlo è l’associazione italiana ricerca cancro (Airc), che oggi a Milano ha lanciato la quarta edizione della Breast Cancer Campaign ideata da The Estée Lauder Companies che in 26 anni ha raccolto oltre 76 milioni di dollari interamente investiti nella ricerca, nella formazione e nell’assistenza medica. Diversi i numeri che riguardano invece il tumore metastatico – 3000 quelli che vengono individuati già a questo stadio mentre 1500 sono quelli che entrano ogni anno in una fase metastatica. A fare il punto sui numeri è Lucia Mangone, presidente dell’Associazione Italiana Registri Tumori, durante il convegno, tenutosi oggi in Senato, per l’istituzione di una Giornata Nazionale su cancro al seno metastatico. “Le percentuali di sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi – precisa – vanno dal 30 al 60% e quindi con oscillazioni molto ampie tra i diversi studi, cosa che mostra la necessità di approfondire la ricerca nel settore”. Molto maggiore è invece la disponibilità dei dati sul tumore alla mammella non metastatico, di cui ogni anno ci sono 50mila nuovi casi in Italia e la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è pari all’87%. Ma con ampie differenze regionali. “Vi sono ad esempio 5 punti percentuali di scarto tra Campania (83,8%) e Emilia Romagna (88,9%). Questo significa che oggi 3000 donne sarebbero vive se si fossero trovate ‘nel posto giusto'”, chiarisce l’esperta. Sulle possibilità di sopravvivenza pesano elementi come la diagnosi precoce attraverso gli screening, e “a quello per il tumore al seno vi aderisce il 76% delle donne in Emilia Romagna e solo il 22% in Campania”, spiega Mangone. Un ruolo importante nelle possibilità di sopravvivenza lo ha anche la presenza di una rete oncologia. “Avere un bravissimo medico non basta – sottolinea Rosanna D’Antona, presidente di Europa Donna Italia – servono centri di senologia multidisciplinari, ovvero le Breast Unit. Ma in Italia siamo in ritardo e anche queste sono concentrate nel settentrione. Questo spiega perché, anche se ci si ammala di più al nord, è anche lì che le possibilità di sopravvivenza sono maggiori. Istituire, come chiediamo, una Giornata Nazionale sul cancro metastatico, serve anche a sensibilizzare su questi temi”.