Colpisce 84 mila italiani, in prevalenza uomini, oltre i 75 anni, ipertesi e fumatori. L’aneurisma dell’aorta addominale può manifestarsi senza preavviso con conseguenze molto pericolose: sono circa 6 mila le vittime ogni anno in Italia; la mortalità raggiunge 9 malati su 10. Ma la diagnosi precoce, ancora troppo poco frequente, può salvare molte vite. L’aneurisma dell’aorta addominale consiste in una dilatazione patologica dell’arteria più importante del corpo, che veicola il sangue dal cuore a tutti gli organi. Nel tratto addominale perde elasticità e nel tempo l’aneurisma può andare incontro a una rottura. Le cause sono aterosclerosi, infiammazioni delle arterie, o eventi traumatici, purtroppo i campanelli d’allarme non sono sempre riconoscibili. Il paziente non percepisce fastidi particolari e spesso si arriva in ospedale troppo tardi. Per questo è necessario, nella popolazione a rischio, eseguire controlli mirati. Le persone più esposte sono gli uomini, di età superiore ai 60 anni, che presentano patologie quali ipertensione arteriosa, aterosclerosi, obesità, cardiopatie. Una maggiore incidenza si manifesta anche tra i fumatori e in situazioni di presente familiarità. In tutti questi casi è necessaria una stretta sorveglianza del paziente che dovrà sottoporsi, se necessario, ad ecocolordoppler dell’aorta addominali preventivi, da ripetere in modo sistematico, ogni 4-6 mesi, per controllare lo stato del vaso. Si tratta diun esame rapido e indolore per il paziente, che misura con precisione millimetrica il diametro massimo dell’aneurisma: tanto più grande è il diametro tanto più esiste il rischio di rottura improvvisa con conseguente emorragia e rischio elevato di morte. In caso di sospetto si procede con una angio-Tac o angio-RMN, in previsione anche di un eventuale intervento chirurgico. L’intervento chirurgico tradizionale o con posizionamento di dispositivi endovascolari (ove possibile), ripristina una aspettativa di vita sovrapponibile a quella della popolazione sana di pari età. La diagnosi tempestiva può quindi salvare la vita nella quasi totalità dei casi”.