Poco informati sul tema, ma disponibili ad aprire ad enti locali e aziende private sulla produzione di cannabis terapeutica certificata; divisi invece a metà (49 contro 51) sulla possibilità di poterla coltivare in casa per uso personale. È questa in estrema sintesi la fotografia scattata dal sondaggio di Swg per BeLeaf/PQE Group sulla conoscenza e la percezione della cannabis medica in Italia.
Stando ai risultati della ricerca – commissionata dalla rivista di settore e finanziata dalla società di consulenza in ambito farmaceutico (PQE, Pharma Quality Europe Group) e realizzata con interviste al computer su un campione di 800 soggetti maggiorenni residenti in Italia tra il 9 e l’11 settembre 2020 (margine d’errore del 3,4%) – solo il 29 per cento dei cittadini si dice pienamente a conoscenza del fatto che in Italia curare determinate malattie con la cannabis sia assolutamente legale e che sia possibile acquistarla anche in farmacia, dietro prescrizione medica. Il 54% degli intervistati si dice vagamente informato, un 17% non ne sa assolutamente nulla.
Stefano Cagelli, Editore e Direttore responsabile BeLeaf: “Solo circa un quarto degli italiani dice di conoscere la legislazione sulla cannabis, di conoscere il fatto che esista una legislazione sulla cannabis terapeutica, la restante parte della popolazione è o poco informata o male informata o per nulla informata”.
“La stragrande maggioranza degli italiani, nonostante questa lacuna informativa, è assolutamente d’accordo con l’allargamento della produzione di cannabis terapeutica, perché oggi la cannabis terapeutica viene prodotta esclusivamente nell’istituto farmaceutico militare di Firenze. Non è assolutamente sufficiente a soddisfare il fabbisogno delle persone e obbliga lo Stato italiano a importare cannabis dall’estero a prezzi altissimi”, ha denunciato.
È infatti il 78% del campione intervistato (38 del tutto d’accordo, il 40 più d’accordo che disaccordo e 22 in disaccordo), quasi 4 italiani su 5, a favore di un allargamento della produzione di cannabis ad uso medico in Italia. Per l’autocoltivazione ad uso personale invece:
“Metà degli italiani sono d’accordo con il fatto che i pazienti possano produrre la cannabis di cui hanno bisogno tra le mura domestiche, seguendo ovviamente determinate regole e indicazioni”, ha sottolineato Cagelli.
Quando si parla di cannabis medica in Italia, ci si riferisce a un settore in grande crescita e ancora tutto da esplorare. Giampaolo Mazzuca – Partner PQE Group: “I vantaggi socio-economici della cannabis terapeutica sono rappresentati dalle opprtunità che possono essere offerte al mondo industriale in Italia, al settore dell’industria life science, che consentirebbe un probabile giro di affari nell’arco di 10 anni di circa 30 miliardi di euro e la possibilità di sviluppare oltre 10mila posti di lavoro”.
“Pqe nel settore della cannabis sta già cominciando ad affrontare i primi progetti di implementazione produttiva industriale. In Italia stiamo collaborando con multinazionali, corporate o realtà locali, per supportarle nella realizzazione di processi qualitativamente avanzati e che siano in compliance con le indicazioni che vengono dall’industria farmaceutica”, ha concluso.