Sognare di vedere le stelle, in Lombardia, è diventato quasi impossibile. Anche nelle notti di agosto, quando ci si ritrova col naso all’insù per osservare le stelle cadenti, quello che si vede più spesso sono i satelliti artificiali. Il motivo? Troppa luce. Le nostre città, le strade, le aree industriali e perfino le campagne sono così illuminate da oscurare il cielo notturno. L’inquinamento luminoso è un problema ambientale silenzioso ma in costante crescita. Non riguarda solo gli appassionati di astronomia: colpisce la qualità della vita di tutti, altera i ritmi degli animali, danneggia gli ecosistemi notturni e impedisce alla natura di seguire il proprio ciclo. In Lombardia ci sono ancora zone dove le stelle si riescono a vedere, come in alta montagna o in alcune valli più isolate. Ma chi abita in pianura o vicino ai grandi centri, ormai, fatica anche solo a scorgere la Via Lattea. E nonostante esistano regole per limitare l’illuminazione e proteggere il cielo, nella pratica vengono spesso ignorate. Ridurre l’inquinamento luminoso non significa spegnere tutto, ma usare la luce in modo intelligente: solo dove serve, quando serve e con lampade che non sparano fasci luminosi verso il cielo. È anche una questione culturale: tornare a vedere le stelle significa riconnettersi con ciò che ci circonda. E forse anche con noi stessi.