Carni: cosa mangiamo?

Il 19 giugno l’associazione PeaceLink ha lanciato l’allarme per del mais proveniente dall’Ucraina contenente diossina con valori 4 volte superiori al limite di legge. Il mais è sbarcato a Ravenna il 5 marzo scorso a bordo di una nave battente bandiera turca. Il carico era di oltre 20mila tonnellate per uso zootecnico e i campioni sono stati analizzati nei laboratori della sede bolognese dell’Istituto zooprofilattico sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna. Dagli accertamenti è emerso un valore di 2,92 nanogrammi di diossine e furani per chilogrammo, contro un limite fissato a 0,75. E’ scattato il sistema  di allerta comunitario  del RASFF (Rapid Alert System for Food and Feed), che permette di notificare  i rischi per la salute pubblica legati ad alimenti, mangimi e materie prime, e permette di informare tutti gli stati membri.

Il mais è destinato a finire in mangimi per allevamenti, ma la diossina, cancerogeno di prima fascia, uno dei più potenti, si accumula negli animali e ci vogliono molti anni affinché possa essere smaltita, di conseguenza, se quel mais venisse usato è destinato a finire nelle carni che poi troviamo in vendita nelle macellerie e nei supermercati. Il governo è stato messo al corrente del problema, ma cosa è stato deciso in merito?

Difficile seguire il percorso di un carico di 26.059 tonnellate di granturco (o “mais”). 20.870 tonnellate di carico sarebbero state commercializzate dopo essere giunte nel porto di Ravenna in data 6 marzo 2014 con DCE n.CED.IT.2014000556-VI rilasciato dal PIF di Ravenna in data 6/3/2014. Le operazioni di sbarco sarebbero durate fino all’11 marzo.

Il granturco sarebbe stato smistato verso un primo magazzino con 146 automezzi (dal 7/4/2014 al 4/6/2014) e verso un secondo magazzino con altri 775 automezzi (dal 10/4 al 9/6).

Il Resto del Carlino, il 23 giugno pubblicava in un’intervista al direttore del servizio veterinario igiene degli alimenti della Regione Emilia Romagna, dott. Gabriele Squintani, quanto da lui riferito, dopo una riunione al ministero: “…il rischio piu’ grande possono correrlo gli animali che si sono nutriti con mangime contenente una percentuale superiore al 32% di mais contaminato. Questi animali potranno essere macellati, ma le carni trattenute in attesa che si definisca il livello di rischio”. Alla domanda se la carne macellata possa essere venduta se gli animali sono stati alimentati con mangime contenente meno del 32% di mais contaminato, il dott. Gabriele Squintani ha dichiarato: “Si’.

Il nostro commento: l’incertezza su ciò che contiene la carne è un altro buon motivo per ridurre i consumi di carne… e anche per diventare vegetariani.

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