WWF: il carbone minaccia il clima e la nostra salute

“Il carbone dolce che tradizionalmente la Befana il 6 gennaio porta ai bambini è l’unico carbone che piace all’ambiente, visto che il vero carbone è il combustibile  fossile che minaccia di più la nostra salute e il clima” ricorda il WWF attraverso un comunicato stampa. Come riporta la campagna ‘no al carbone, si al futuro’   il carbone rilascia in atmosfera, nei terreni e nelle acque, le maggiori quantità di inquinanti  a parità di energia prodotta ed  è inoltre la principale minaccia per il clima del pianeta, visto che le emissioni di CO2 provenienti dalla combustione del carbone arrivano a essere del 30% superiori a quelle del petrolio e del 70% superiori a quelle del gas naturale. ‘È necessario puntare a un modello di sviluppo diverso, fondato sull’efficienza energetica e sulle rinnovabili, perchè fare a meno del carbone in Italia è possibile e conveniente. È necessario che non si costruiscano altre centrali a carbone e che si chiudano quelle esistenti ad iniziare dalle più vecchie e maggiormente inquinanti.’ E’ l’auspicio che il WWF Italia affida alla Befana. Nel sito dedicato alla campagna è pubblicato il recente edizione del rapporto “Carbone: un ritorno al passato inutile e pericoloso” dove si legge che ‘attualmente in Italia sono in funzione 13 centrali a carbone, assai diverse per potenza installata e anche per la tecnologia impiegata. Questi impianti hanno prodotto circa 44.726 GWh nel 2011, 49.141GWh nel 2012 e 45.104 GWh nel 2013 contribuendo rispettivamente all’12,9%, al 14,4% e al 13,7%  del fabbisogno elettrico complessivo. A fronte di questi dati, tutto sommato abbastanza modesti, scopriamo che gli impianti a carbone nel 2011 avevano prodotto oltre 38,3 milioni di tonnellate di CO2  che nel 2012 dovrebbero aver raggiunto circa 42,8 milioni di tonnellate e che ne 2013, malgrado il calo dei consumi, avrebbero superato 39,3 milioni di tonnellate, corrispondenti a oltre 1/3 di tutte le emissioni del sistema elettrico nazionale.

Il carbone è anche un grosso problema sanitario. Se si chiudessero tutte le centrali elettriche alimentate a carbone in Europa  si eviterebbero oltre 18.200 morti ogni anno, si risparmierebbero 2.100.000 giorni di cure farmacologiche  e  fino a 42,8 miliardi di euro l’anno in costi sanitari, secondo quanto riferito  dall’associazione europea Heal – Healt and Enviroment Alliance. Secondo il recente dossier “L’impatto sanitario del carbone – La funzione sociale del medico: promotore di salute e ambiente” ad esempio la chiusura dell’impianto di Vado ligure  (secondo quanto scritto  nel Decreto di Sequestro Preventivo dei gruppi a carbone della centrale termoelettrica di Vado Ligure, emesso da parte del Tribunale di Savona in data 11 marzo 2014) eviterebbe ogni anno mediamente: 86  ricoveri complessivi di bambini per patologie respiratorie e asma, 235  ricoveri complessivi di adulti (malattie cardiache più respiratorie) 48 morti tra gli adulti (malattie cardiache più respiratorie).

 Le centrali a carbone oltre che gravemente dannose per la salute dei cittadini,  il clima e l’ambiente risultano sempre più inutili anche per il sistema energetico nazionale,  in forte overcapacity con gli impianti costretti a funzionare a scartamento ridotto o addirittura a stare fermi. Del resto i dati sono chiari: in Italia ci sono oltre 125.000 MW di potenza installata con una disponibilità reale (al netto delle manutenzioni e dei fattori di indisponibilità) di oltre 78.700 MW a fronte di una domanda di punta è rimasta pressoché invariata e che non ha mai superato i 56.822 MW (massimo picco storico).

Nel frattempo, secondo Terna, “ad agosto le rinnovabili hanno generato il 48,9% dell’elettricità nazionale e coperto il 45,4% della richiesta elettrica” a riprova che del carbone non c’è più bisogno. Il futuro è nelle fonti rinnovabili come racconta l’ironico spot video WWF che sta girando in rete per sostenere la campagna, affiancato da una infografica “Combustibili Fossili e Cambiamento Climatico” e una serie di tre fumetti realizzati da Kanjano che raccontano con ironia come gli animali si potrebbero ‘adattare’ ai cambiamenti climatici: un cane da slitta costretto a fare i traslochi per mancanza ormai di neve, un orso bianco a cui sono cresciute le gobbe di un cammello per poter resistere alle alte temperature, un pinguino con il mantello di una zebra per mimetizzarsi nel caldo della savana.

Per info: stopcarbone.wwf.it