Unione Europea contro il traffico illegale d’avorio e animali

L’Europa scende in campo contro il traffico illegale di avorio, corni di rinoceronti, pellami e legnami protetti, oltre che animali selvatici. Un giro d’affari annuo di oltre 23 mialiardi di dollari secondo il Wwf: il quarto dopo droga, armi ed esseri umani. Ad annunciarlo il commissario europeo all’ambiente, Karmenu Vella, in occasione dell’ingresso dell’Ue come 181/o membro della Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate (Cites). “E’ necessario un piano d’azione Ue, che enterà in vigore nel 2016, per limitare il più possibile questo fenomeno attraverso i coinvolgimento di tutti gli esperti in questo campo insieme a polizia, dogane e pubblici ministeri, diplomazie”. Secondo l’ultimo rapporto della Born Free Foundation, l’Unione europea e’ “una fonte significativa, punto di transito e principale destinazione per diversi prodotti del traffico illegale di specie selvatiche”. La conferma arriva dalla maxi-operazione internazionale Cobra III che nel giugno scorso in Europa ha portato al sequestro di oltre 11.000 esemplari morti e vivi, quasi 2.000 parti o prodotti di animali, e oltre 6 tonnellate di legname e piante. Dai corni di rinoceronti, all’avorio, fino ad animalivivi, specie rettili, venduti come animali da compagnia, l’Europa rimane un mercato fiorente per i fuorilegge. Le regole non sono sempre uniformi, quindi alcuni Paesi vietano ogni commercio d’avorio, mentre altri consentono quello di vecchi pezzi: almeno cento sono stati venduti in Francia solo negli ultimi tre mesi del 2014. Nonostante i ripetuti allarmi infatti la strage di animali selvatici non si arresta: si stima che ogni giorno nel mondo vengano uccisi in media dai bracconieri 70 elefanti e 3 rinoceronti. Nel 2014 sono stati uccisi oltre 20mila elefanti e solo in Sud Africa si e’ passati dai 13 rinoceronti vittime dei bracconieri nel 2007 ai 1.400 del 2013. L’Ue è anche una forte destinazione per i cosiddetti ‘trofei’ di caccia, alcuni dei quali ‘riciclati’ dal mercato illegale. A fare pressing su Bruxelles sono stati gli ambientalisti ma anche agguerriti europarlamentari, che dopo aver fatto approvare dall’Assemblea di Strasburgo le linee guida di un piano d’azione a gennaio dell’anno scorso, hanno costituito un interguppo ad hoc, guidato dalla britannica liberale Catherine Bearder.