No al trasporto barbaro degli animali vivi

L’incidente di oggi in A1 che ha coinvolto anche un mezzo pesante che trasportava maiali riporta agli inori della cronaca il probelma del barbaro modo in cui vengono trasportati.  Ogni anno tre milioni di animali europei vengono “esportati” vivi, in viaggi lunghi ed estenuanti, fuori dall’Europa. Il viaggio, che può durare giorni, si aggiungono le pratiche del macello dove l’iniziativa personale e l’efferatezza sono senza controlli.

Le associazioni animaliste hanno lanciato diverse campagne contro questa barbara pratica. Una petizione alla Commissione Europea aveva presentato oltre 50mila firme per fermare questo scempio.  Perché si adoperi per porre fine all’esportazione di animali vivi verso paesi terzi e, se necessario, la sostituisca con il commercio di carni congelate; perché garantisca standard di trattamento equivalenti a quelli usati nella UE agli animali esportati vivi nei paesi terzi; perché fornisca un sostegno concreto ai paesi che importano animali vivi dall’UE in modo che possano migliorare i trasporti, i metodi di macellazione, la gestione e la formazione del personale. Ciò permetterà di migliorare non solo il benessere degli animali europei, ma anche di tutti gli altri animali macellati in quei paesi.

Va comunque ricordata la sentenza storica dello scorso aprile con la quale la Corte di Giustizia Europea ha stabilito che la legislazione sul benessere animale relativa al trasporto di animali vivi si applica anche quando gli animali lasciano l’Unione europea. Le regole dell’Unione Europea stabiliscono che, dopo 28 ore di viaggio, le vacche e le pecore devono essere fatte scendere dal mezzo e hanno diritto ad una pausa di 24 ore, oltre a cibo ed acqua. Ma attualmente, la maggior parte degli Stati Membri non applica la normativa in questo modo, permettendo a chi esporta animali vivi oltre i confini dell’Unione di ignorare gli standard europei. La sentenza è giunta dopo che le autorità tedesche si sono rifiutate di autorizzare un’azienda ad esportare vacche vive dalla Germania all’Uzbekistan. Le mucche trasportate dall’azienda tedesca avrebbero dovuto viaggiare per 10 giorni attraverso Polonia, Bielorussia, Russia e Kazakhistan, con soltanto due pause previste per scaricare gli animali dal veicolo e soltanto 24 ore di riposo. Il viaggio fra le due fermate sarebbe durato ben 146 ore.

Nel 2014 è stata presentata un’altra raccolta di firme: ben  475.576 di cittadini hanno detto  “No alla sofferenza di milioni di suini”. Un vero e proprio boom di firme, tutte consegnate al Presidente del Consiglio dei Ministri dell’Agricoltura UE Athanasios Tsaftaris, e al Ministro dell’Agricoltura danese Dan Jørgensen a Bruxelles.

Recentemente è poi  arrivata una segnalazione sull’esistenza di un commercio segreto di animali da allevamento europei. Per scoprire la verità è stato necessario recarsi presso una delle zone di confine più pericolose al mondo: il confine Kerem Shalo, controllato dagli israeliani, dove convergono la striscia di Gaza, Israele e l’Egitto. Anche in questo caso è possibile firmare una petizione:

http://action.ciwf.it/ea-action/action?ea.client.id=1802&ea.campaign.id=36347

 

Nel video che vi proproniamo le torture subite dagli animali in viaggio.