Greenpeace contro Stati Uniti e Giappone per la salvaguardia del dugongo, una specie marina in via d’estinzione. La nave “Rainbow Warrior” dell’associazione ambientalista ha cercato di unirsi alle proteste contro la costruzione di due nuove piste d’atterraggio sulla base militare statunitense nella baia di Henoko/Oura, un paradiso di biodiversità che ospita l’ultima popolazione di dugonghi del Giappone ma le autorità nipponiche hanno vietato i permessi.La nave, arrivata a Okinawa per affiancare i cittadini nella loro protesta, è stata comunque ormeggiata a Naha, capoluogo dell Isola. A bordo ci sono anche due attivisti italiani.Nella baia di vivono 5.600 specie marine, tra cui il dugongo. Di queste 262 sono in pericolo. In quelle acque, inoltre, c’è la più grande prateria di fanerogame marine dell isola di Okinawa, l alimento principale del dugongo e, secondo Greenpeace, a soli tre chilometri di distanza dalla base ci sono evidenti tracce di pascolo di questi animali, ma anche segni d’inquinamento dovuti, dicono, alla presenza della base americana che mettono in pericolo l’habitat.Le proteste degli abitanti di Okinawa durano ormai da 19 anni. Quasi l 80% della popolazione si oppone all allargamento della base e il governatore di Okinawa ha tentato di bloccarlo con un decreto annullato però dal governo centrale. Scintilla che ha innescato nuove polemiche e proteste.Il dugongo è un mammifero acquatico che può superare i 3 metri di lunghezza e i 500 kg di peso. È erbivoro e si nutre prevalentemente delle piante marine che crescono sui fondali. A causa della sua forma, per secoli il dugongo è stato associato alla figura mitologica delle sirene.