Omega3 e rischio cardiovascolare: un utile approfondimento.

Proponiamo oggi un articolo pubblicato su biosyntrx.com, un sito facente riferimento ad un gruppo di ricerca del quale fa parte anche il Dottor Roberto Pinelli. Considerato il fatto  che Biosyntrx avvalora la tesi secondo la quale l’assunzione di acidi grassi Omega3 EPA e DHA dovrebbe essere limitata, crediamo sia importante discutere del crescente quantitativo di studi scientifici che consigliano l’assunzione di quantità elevate di Olio di Pesce.

Ipotesi Vs. Risultati

Il 14 aprile 2014, uno scritto di meta-analisi redatto dal Dr. George Fodor, MD, PhD, FRCPC, et al. e pubblicato sul Canadian Journal of Cardiology suggerisce che “Non esiste nessun fondamento solido a supporto della scarsa incidenza della cosiddetta malattia coronarica (CAD), fra la popolazione eschimese della Groenlandia, per merito dell’assunzione elevata di olio di pesce. Nonostante questa carenza di basi scientifiche solide, le qualità salutari e curative degli Omega3 provenienti dal cosiddetto olio di fegato di merluzzo hanno ampiamente catturato l’attenzione e la curiosità della comunità scientifica negli ultimi 40 anni, insieme all’ormai nota “dieta-eskimo”.

Secondo quanto riporta l’articolo appena citato “sono ormai migliaia i rapporti sugli effetti cardioprotettivi della “dieta-eskimo” ad essere stati pubblicati sulle più prestigiose riviste internazionali. Lo stato attuale delle cose prevede che le linee guida nutrizionali di Canada, Stati Uniti e molti stati europei consiglino il consumo settimanale di almeno 2 pasti a base di pesce (meglio se contenente grassi ricchi di Omega3), come parte di una dieta sana e capace di prevenire malattie cardiovascolari.

Nel frattempo, però, “preso atto di come queste raccomandazioni restino tutt’ora valide nei territori di Canada, USA e Europa, recenti studi clinici randomizzati a lungo termine e sistematiche revisioni portano con sé risultato piuttosto ambigui o addirittura negativi riguardo gli effetti cardioprotettivi associati al consumo elevato di olio di pesce e acidi grassi Omega3.”

“La moderna “storia del pesce” prende il via negli anni 70, quando due medici danesi, Hans Olaf Bang e Jorn Dyerberg, visitarono la Groenlandia con l’intento di studiare il motivo per il quale gli eschimesi segnalassero un’incidenza di CAD veramente bassa, nonostante il consumo in grandi quantità di grasso di foca e di balena.”

“Gli studi di Bang e Dyerberg si svolsero intorno alla città di Umanak, situata a 500km di distanza dal Circolo Polare Artico. La cittadina conta circa 1300 abitanti, pari al 2,3% dell’intera popolazione della Groenlandia e presenta insediamenti situati anche a più di 100 miglia di distanza da presidi medici e ospedali.”

Secondo l’articolo canadese, bisogna però far notare come Bang e Dyerberg non esaminarono le effettive condizioni cardiovascolari degli eschimesi che abitavano la zona, ma si affidarono perlopiù ai rapporti annuali redatti dal capo del distretto ospedaliero della Groenlandia durante gli anni che vanno dal 1963 al 1967 e dal 1973 al 1976. Sfortunatamente, il 30% della popolazione viveva in avamposti e piccoli insediamenti dove non si poteva contare sulla presenza di alcun medico. I certificati di morte venivano quindi compilati dai medici situati nelle vicinanze sulla base di informazioni fornite da ausiliari medici o persone ritenute competenti.

Chiaro quindi, come la prima domanda che Bang e Dyerberg si sarebbero dovuti porre, avrebbe dovuto essere la seguente:

“l’incidenza e/o prevalenza di CAD fra gli eschimesi della Groenlandia è davvero così bassa?”

Un altro punto da tenere in considerazione è quello riguardante il Dottor A. Bertelsen “un medico danese che ha praticato per molti anni la propria professione sul territorio della Groenlandia e ha descritto come frequente il verificarsi di CAD tra gli abitanti della popolazione indigena.” Le relazioni redatte da questo medico nel 1940 e pubblicate in un libro a tiratura limitata sono state in gran parte ignorate”.

“Studi recenti sembrano invece confermare ciò che il Dottor Bertelsen accertò ormai più di 70 anni fa, ovvero che l’incidenza di CAD fra gli eschimesi della Groenlandia e di altre nazioni vicine come Canada e Stati Uniti è simile o addirittura maggiore rispetto a quella delle popolazioni non eskimesi europee”.

La totalità di prove ha così condotto il dottor Fodor e i ricercatori dell’Ottawa Heart Institute alla conclusione che gli eschimesi hanno un’incidenza di CAD del tutto paragonabile a quella delle popolazioni non eschimesi, presentano anzi un’alta mortalità dovuta ad ictus cerebrovascolari e il loro tasso complessivo di mortalità è ben due volte più elevato rispetto a quello di popolazioni non eskimesi. Sostanzialmente, l’aspettativa di vita di popolazioni che seguono la famosa “dieta eskimo” è di 10 anni inferiore rispetto al resto della popolazione danese.

“La presunta assenza di CAD nella popolazione eskimese emerge perciò come constatazione paradossale, considerato il fatto che ci troviamo di fronte ad una popolazione la cui dieta è ricchissima di grassi animali a discapito di frutta, verdura ed altri importanti nutrienti: in altre parole, una dieta capace di violare quasi tutti i principi associati ad un’alimentazione sana per il cuore.”

La prima domanda che si pone BioSyntrx è invece la seguente: “ tutto ciò che si è letto e visto riesce a condurre a conclusioni biologicamente sensate?”

“Considerando lo stato di salute non troppo felice in cui pare trovarsi la popolazione eskimese, pare davvero interessante il fatto che, invece di etichettare la loro dieta come pericolosa per la salute, si sia preferito formulare un’ipotesi contraria, secondo la quale una dieta prevalentemente a base di grassi marini potesse preservare tale popolazione da CAD e ridurre il carico arteriosclerotico.”

“Per quale motivo così tanti ricercatori citano in modo acritico i benefici della dieta-eskimo? Ci troviamo di fronte ad un’errata interpretazione dello studio di partenza o in presenza di bias di conferma?”

Nonostante i dati riguardo al consumo eccessivo di olio di fegato di merluzzo siano ancora incerti, si stima che, negli Stati Uniti, circa 11 milioni di  adulti e metà della popolazione fra i bambini consumino capsule di olio di pesce giornalmente. Ad oggi, sono più di 5000 gli articoli pubblicati per approfondire e studiare le proprietà benefiche degli acidi grassi Omega3, senza parlare del mercato miliardario che ruota intorno alla produzione e vendita di capsule contenti olio di pesce, forse, prima che il sistema giornalistico, scientifico e produttivo venisse attivato, sarebbe stato meglio approfondire maggiormente gli studi e le ricerche di partenza.

L’uomo crede più facilmente vero ciò che preferisce sia vero. Francis Bacon

 

Ellen Troyer, con Spencer Thornton, MD, e lo staff Biosyntrx

PILLOLA: La posizione tenuta da Biosyntrx è sempre stata quella che la salute ottimale si potesse ottenere tramite il consumo di una grande varietà di frutta e verdura, cereali integrali, carne e pesce, un adeguato esercizio fisico, affetti familiari e coinvolgimento all’interno della propria comunità. Questo stile di vita, definito mediterraneo, ha dimostrato di ridurre gli eventi cardiovascolari in misura maggiore rispetto alle diete a basso contenuto di grassi e in misura uguale o superiore rispetto ai benefici osservati negli studi condotti sui farmaci anti-colesterolo, le cosiddette Statine, tutto confermato da articoli recenti pubblicati nel 2014 dall’American Journal of Medicine.

 

Preso atto che la dieta Americana Standard (SAD) differisce dalla dieta mediterranea per la presenza di un numero elevato di cibi eccessivamente elaborati e alimenti a basso contenuto calorico, raccomandiamo l’utilizzo giornaliero di Multivitamici di qualità, per aiutare a prevenire malattie degenerative  che si sono dimostrate connesse alla carenza a lungo termine di elementi micronutrienti.