Durante il sopralluogo, effettuato a metà febbraio da Stoppa con il supporto delle Guardie Zoofile Ittico Venatorie Ambientali, Comando Provinciale di Torino, è stata constatata la presenza di circa 60 cavalli, alcuni dei quali con segni di ferite e fiaccature più o meno recenti, e di 10 pony. Sono stati rinvenuti diversi strumenti atti a provocare dolore e/o ferite: bastoni contenenti pungoli elettrici e dotati di cavi elettrici e batterie, kit con collari elettrici, 1 teaser, speroni collegati a cavi elettrici, una testiera chiodata.
Nei pressi del tondino di “addestramento” sono stati trovati anche un fucile ad aria compressa e una bottiglia di aceto con alcune garze impregnate.
Inoltre, in un nascondiglio, sono stati trovati molti farmaci veterinari, buona parte dei quali scaduti, e decine di passaporti non appartenenti ad alcuno dei cavalli presenti in scuderia.
Un cavallo e una pony mostravano evidenti segni sul corpo e le loro condizioni erano tali da indurre le Guardie a effettuare un sequestro preventivo per il loro immediato ricovero in clinica.
Infatti già dalla prima visita veterinaria effettuata sul posto era emerso che il cavallo era stato ritrovato nel tondino “con fresche ed ampie abrasioni bilaterali causate dallo sfregamento intenso e continuo dello strumento di lavoro alla corda che al momento del ritrovamento ancora indossava”.
Mentre la pony aveva difficoltà a camminare a causa di una grave zoppia: aveva infatti una profonda ferita a livello del piede, con infezione in corso. Aveva inoltre lesioni acute e sanguinanti nella regione perineale, oltre a cicatrici di vecchia data su tutta la parte posteriore del corpo.
Il referto della clinica veterinaria dove i cavalli erano stati immediatamente trasferiti, descrive la pony in uno stato di malnutrizione grave, con una zoppia grave sul posteriore destro dovuta a una ferita penetrante e profonda a livello del piede che ha determinato un’infezione diffusa e una lesione del tendine. E poi altre infezioni sulle gambe posteriori, cicatrici sulle gambe, nella zona della vagina e sul muso, quest’ultima con lesione del nervo facciale.
Mentre il cavallo baio, oltre alle ferite ancora sanguinanti, aveva chiari segni di un trauma all’occhio sinistro.
Gli altri cavalli presenti nella struttura apparivano letteralmente terrorizzati dalla presenza umana, rintanandosi nell’angolo del box ogni volta che qualcuno vi si affacciava.
Dalle informazioni raccolte sembrerebbe che i cavalli venissero torturati con scosse elettriche, picchiati con fruste, spranghe di ferro, catene, sottoposti a violenti getti d’acqua bollente tramite una idropulitrice, lasciati molte ore nel tondino (piccolo recinto di addestramento) con delle redini che li obbligavano a stare con il collo iperflesso verso il basso (posizione estremamente innaturale e causa di notevole dolore e di traumi). Alcuni cavalli presenti nella struttura presentavano vecchie cicatrici alle gambe, verosimilmente date da “incordatura” e cioè da corde strette sulle articolazioni al punto da provocare traumi o gravi abrasioni.
Eppure, stando sempre alle informazioni raccolte, sembra che questa persona facesse anche da istruttore di equitazione a dei bambini, facendoli perfino partecipare a gare e concorsi.
IHP e Progetto Islander chiedono adesso con forza che l’allevamento venga chiuso e che tutti i cavalli vengano posti sotto sequestro e portati in luoghi sicuri. Le associazioni auspicano un processo esemplare per un caso di una brutalità inaudita.