Pulcini tritati vivi come scarti, le immagini shock

I numeri del massacro sono impressionanti: nove miliardi di pulcini l’anno vengono tritati vivi nelle fabbriche di uova in quanto ‘inutili’ (infatti non potranno mai produrre nemmeno un uovo in quanto maschi e non sono nemmeno della stessa razza impiegata per i polli ‘da carne’). Gli animalisti e gli attivisti chiedono a gran voce che questa pratica venga vietata. Ai pulcini femmina viene tagliato il becco per impedire loro di usarlo e non rovinare così la carne da vendere. Questa procedura, che comporta il taglio di tessuti teneri simili alla carne che gli umani hanno sotto le unghie, è così dolorosa che molti pulcini muoiono per lo shock. Inoltre, questa operazione lascia spesso scoperti i terminali nervosi presenti nel becco, determinando così un dolore continuo per tutta la vita dell’animale. Cosa prevede la legge? Intorno al 1970 si iniziò ad affiancare alle esigenze del mercato e della salute pubblica, la preoccupazione per le sofferenze provate dagli animali nel momento del loro abbattimento. Un passo decisivo a riguardo fu compiuto dalla legge 2 agosto 1978, n. 439, in attuazione della direttiva CEE n. 577 del 1974, relativa allo stordimento degli animali prima della macellazione. Viene fatto per la prima volta riferimento alla sofferenza degli animali stabilendo che «la macellazione degli animali della specie bovina, bufalina, equina (cavalli, asini, muli e bardotti), suina, ovina e caprina deve essere immediatamente preceduta da misure atte ad assicurare lo stordimento degli stessi. Per stordimento si intende un procedimento effettuato per mezzo di uno strumento meccanico, dell’elettricità o dell’anestesia con il gas, senza ripercussioni sulla salubrità delle carni e delle frattaglie e che, applicato all’animale, provochi nello stesso uno stato di incoscienza che persista fino alla macellazione, evitando comunque ogni sofferenza inutile agli animali. L’anno seguente, il Consiglio d’Europa ha redatto la Convenzione sugli animali da macello, in cui viene collegata l’esigenza di assicurare la protezione degli animali destinati all’abbattimento con quella relativa ad evitare che la paura, la tensione, i dolori e le sofferenze degli animali influenzino negativamente la qualità della carne. Attualmente la Convenzione non ha disciplinato lo stordimento preventivo per polli e conigli e che pertanto queste creature sono ancora più alla mercé negli allevamenti e macelli.